L'ape

Quale che sia, e mortale,
e fina la tua punta,
il mio cestello tenero
non ti velo, ape bionda,
che d'un sogno di trina. Pungi al seno la bella
mela, cui posa Amore
e vi langue o vi muore;
alla mia carne tonda
e ribelle che affiori
di me vermiglia un poco. D'un alacre tormento
bramo l'offesa; meglio,
cresciuto e vivo, un male
che una sopita pena. Illumini il mio senso
l'infima sveglia d'oro,
di cui se privo, Amore
perisce o s'addormenta.