La ballata della piccola Marta

Eccolo, arriva, e Marta lo sente.
Lui sale le scale con passo pesante.
E quella paura nel giorno latente
diventa terrore, arriva suo padre.
La gola si serra, sparisce la voce
il sangue si gela,
non c’è più speranza
ormai lei lo sa …
Fra poco di nuovo accadrà,
ancora una volta, l’ennesima volta.
Nascosta là dietro la porta
a sé rannicchiata lo attende.
Non piange nemmeno,
non è più capace.
Le mani sul volto per farsi un riparo
e un vortice scuro che presto le invade la mente,
sul fondo c’è fuoco  e spire di fiamma
risalgono e bruciano tutto d’intorno.
Ma l’orco è arrivato e ormai l’ha trovata,
le grida:
stracciona, che fai là, così rannicchiata?
S’abbassa  quell’orco e le molla un ceffone.
Lei alza lo sguardo, lo vede:
suo padre ha bevuto
ha gli occhi iniettati di sangue,
colpisce il suo ventre con calci e con pugni,
urlando parole sconnesse.
Nel cuore di Marta soltanto terrore,
resiste con tutte le forze,
non vuole provare dolore.
Per farsi coraggio ripete in cuor suo
quel bel ritornello di quando felice
con mamma varcava il portone di scuola:
“Io son contadinella, alla campagna bella,
se fossi una regina sarei incoronata …”
Più volte la semplice rima l’aveva aiutata.
Ma l’orco non smette, non sente pietà,
continua a inveire, insiste a colpire,
la piccola Marta si sente morire.
Ma ecco ad una tratto qualcuno la viene a salvare:
arriva la morte e la porta con sé …