Làico alquanto divino

Soave torpore, intreccio arcaico,
carne nella carne, calore,
cercando il mio essere prosaico
nella fenditura di un ardore.   Spruzzo, zampillo, fontana di vita
all'apice dell'infinita goduria,
esce in me, in te entra, s'avvita
e dopo un tempo d'estenuante penuria   si plasma al tuo sanguigno candore,
per uscirne làico, un mosaico
frutto innocente d'una notte d'amore

e aver poi un pargoletto da stringere,
ridergli, vederlo toccarci il cuore
che dei nostri pensieri si vuol tingere.