Lasciando Trieste

Treni. Dal finestrino sfumano
azzurrità illimitate,
una natura morta
scomposta da tratteggi sagomati
di rocce carsiche,
il paesaggio è geografia storica
di precisione, perfezione.

La locomotiva scappa e
lascia il tempo
fuggire dalle immagini,

la mia casa,
anche se visibile
ad occhio,
non troppo
al di sopra del cielo conturbato,
è lontana da questi luoghi,
lontana da tutto ciò
che per gli altri ha una coscienza,
posti e frammenti
di vita e giovinezza.

Sono parte di questa membrana,
dimenticata ai confini
di vacue entità nazionali,
ma
il mio cuore è un'isola,
sola e troppo diversa
dall'avere la stessa bandiera,

così, mi credo
indipendente,
la nostalgia di quello che c'era prima
si nutre
dei pochi ricordi che mi rimangono,
dei pochi contatti che ancora si legano
alla mia
eternità,

e sempre, quando parto, quello che
lascio
è, senza rimpianti,
la sola parte
vuota
della mia
anima