Non ho visto farfalle

Immersa nell'aromatico effluvio del policromatico giardino,
di rugiada impreziosito,
di cui m'inebriavo, tuffandomi nella surreale atmosfera di realtà,
tant'era la circostante, estrinseca e incredibile beltà,
sollazzav'oltremodo la mente bambina,
nonché l'esile mia corporea consistenza, nel gaudio del gioco.

Istantanea, l'effimera ombrosità,
arrecante ombra a tal sprazzo di tempo,
latitava e in fugaci flash riappariva, imperversante,
tessendo un trascendentale drappo fosco.
D'assumer similari tinte di carbone,
palesavasi ritroso, il cielo.

Contrariato, s'ombrò di brunastre tinte maculate.

Sature di timore,
trasudate gocce, centellinanti eterni secondi,
ruzzolavan sul lunar pallor della mia pelle,
e sul tremor delle mie membra, di colpo raffreddatesi.
Chimerica luna, nell'interezza d'un bel dì solar intossicato,
a simular la notte.

Nutrito da lenti passi sconosciuti,
disgregant'il fiabesco universo,
sentor di terrore, in assolo col sangue.
Marmorea statua vivente,
quantunque il cuor pulsasse allo stremo.
Tremula foglia, da un agghiacciante vento aggredita.

Parimenti a infestante erbaccia velenosa,
spuntò, qual viscido serpente.

Nel fatiscente mutismo naturale,
disconoscente rumori, vocali versi, nonché un sol battito d'ali,
intra l'immonda sequenza d'attimi,
circuiti da cumuli neri addensatisi da improvvise lacrime amare,
dissolvent'il silenzio...

non ho visto farfalle.