Per le madri di figli fioriti

Per le madri di figli fioriti
il giorno lontano del miracolo 
è pietra scolpita
sbozzata, modellata, levigata
“per forza di levare”
e quel che resta sa di perfezione
portento incredibile a chi l’ha generato.
Nulla turba il sereno fluire della vita.
Luminosa la speranza danza 
nella culla dell’alba e del tramonto
non teme crepuscoli e scrosci di pioggia
imperturbabile bacia il giro del giorno.

Per le madri di figli smarriti
una muraglia d’ombra offusca il ricordo del principio
con l’incertezza esitante del presente
e grappoli di dubbio sul futuro.
Vibra insicuro l’arco tra le dita dell’arciere
e la freccia scoccata non coglie il bersaglio
confusa la parabola
non sa districarsi tra gli echi storditi
e i richiami amorosi attutiti da fredde distanze.

Per le madri di figli perduti
i giorni s’arrampicano ad uno ad uno sugli anni
e le notti scorrono lente nei sogni solitari 
annodati al ricordo di infanzie felici e lontane
distanti come stelle ingoiate da buchi neri
profondi senza risalita.
L’anima allucinata
dimentica del cielo e della terra
nel fragore del vento che a fatica si districa tra i rovi
trascina i suoi piedi d’automa
lungo una strada senza varco
lastricata di chiodi riversi
che l’allontani da tutto
e ne cancelli il nome per sempre 
insieme al suo fiore tranciato anzitempo.
Nella stanza senza porte né finestre 
le danza intorno gioioso un bambino
dagli occhi limpidi e il riso cristallino.

Per le madri di figli ritrovati
la freschezza dell’ombra mattutina
si accompagna al sentore fragrante del pane
e nell’onda di luce che sale dal respiro sereno della notte
e si diverte a frantumare le tenebre
si dissolvono come cristalli di neve i dolori 
e la freccia smarrita punta dritta al bersaglio.