Tra sacro e profano

Ho masturbato il vento

in un giorno acre di preghiera

in cui le foglie sgranavano i rosai

e le intenzioni adescavano l'attesa

sui gradini

riverberi di veli spezzati

attendevano promesse mai sbocciate

e labbra discinte in sacrestie disadorne.

Ho adulato il seno

di tramonti che son rimasti giorni

e di palpebre socchiuse

ho ammaliato occhi

di Tecla

son divenuto allievo e mentore

ed ho donato a Dio

il cantico della mia lussuria.