Una visita presidenziale

E’ bello vedere così tanti uccelli liberi nel parco di Aradollo.
Ho visto rondini, ho visto colombe e ho pure visto un astronauta.
Questi sono anni difficili per il mondo.
La politica internazionale è un po’ frustrante.
Ma questo è un paese favoloso in cui viviamo.
I nostri rapporti con l’estero non sono mai stati migliori.
Di più in più le nostre importazioni vengono dall’estero.
E’ bello vedere così tanti amici oggi qui sulla piazza municipale.
Vi ho promesso di ascoltarvi anche se non ci riesco.
Voi siete liberi e la libertà è favolosa.
Molti di voi non possono o non vogliono capire questo messaggio.
Immaginate di vedermi nel bar in cui voi andate,
bere le stesse vostre bevande,
pisciare negli stessi cessi pubblici,
anche senza voler sapere chi ha pisciato di traverso.
Abbiamo un favoloso esercito e sono a caccia.
Ricordate che sono gli uccelli che devono soffrire non il cacciatore.
Sono contento d’avere visitato Aradollo.
È una città favolosa, piena di vita e di uccelli.
Sono fiero di essere il vostro presidente.
Quante mani ho stretto.
Io penso che la guerra è un posto pericoloso.
Non sono una persona vendicativa, né spietata.
Ho ucciso una colomba ma pensavo fosse un cane.
Io so cosa credo e continuo ad articolare
ciò che credo e credo che ciò che credo è giusto.
Io credo che gli essere umani e i cani
possono coesistere pacificamente.
Non centra se una persona è di Aradollo o di un’altra città.
Io credo che paesi liberi non sviluppano armi di distruzione di massa.
E’ ovvio che io capisca che molti problemi
possono essere anche risolti con l’amore.
Ed è questo che fa di Aradollo un città così favolosa.
Ho ucciso una colomba, ma vi giuro che pensavo fosse un cane.
E comunque ricordatevi che sono gli uccelli
che devono soffrire non i cacciatori.
Sono un genio delle aspettative abbassate.
E non sono neanche troppo analitico.
Non passo troppo tempo a pensare a me stesso,
al perché faccio delle cose.
Ho ucciso il superfluo, pensavo fosse un sussidio.
Ho ucciso la natura, pensavo fosse un buon posto per scavare.
Sono una persona che riconosce la fallibilità umana.
Ricordate sono gli uccelli che devono soffrire non i cacciatori.
Quelli che vogliono ereditare la terra non quelli che già ce l’hanno.
Ho ucciso migliaia di famiglie, pensavo che fossero un esercito.
Molto è stato donato e molto è posseduto.
Voi siete liberi e la libertà è favolosa.
Questo è il pensiero più profondo che esista.
E’ giunto il tempo di ripristinare il caos e l’ordine.
Di arrivare ad una soluzione di libertà duratura.
Ho ucciso la costituzione, pensavo fosse una carta da parati.
Questo è quello che è successo e succederà.
Sono il vostro presidente e seguo una politica leggendaria.
Ma non so se vincerò o no
e se non vinco sarà soltanto destino.
Questo è un momento storico.
Nessuno capisce cosa sta succedendo
e io sono uno di loro.
Ogni tanto non posso dormire.
Viviamo in tempi pieni di minacce.
Sento Aradollo parlare e sussurrare
e sento che mi amate
anche so ho ucciso troppe cose.
Dio vi ama. Dio vi benedice.
Aradollo è una città piena di vita e di uccelli,
piena di gazebi e fiori del Madagascar,
piena di vulnerabili e fortunati,
piena di grandezza e mediocrità,
piena di banalità e significato,
piena di pioggia e di tuono
e di periodi di siccità.
Aradollo è una città dove Dio cavalca nudo
per le strade senza bandiera,
dove i cani latrano di notte
e le donne partoriscono di giorno.
Aradollo è una città di poeti,
di persone semplici,
per lo più simili tra loro,
innamorati o pieni di solitudine.
A cosa credete serva la poesia
se non a sedurre giovani donne
o a decapitare un re?
Aradollo è una città in guerra.
Aradollo è una città che brucia senza cannonate.
Aradollo è questa città adesso,
12.4 chilometri dal nulla
e alle 7.32 di domani sera
il fumo di una sigaretta nucleare
ripristinerà il caos e l’ordine.
In questa città libera senza più stanze,
libera e purificata,
né innamorati che passeggiano per le strade,
né deserti che cercano l’ennesima foglia di fico,
né giovani donne con vestitini blu sotto la pioggia,
né spose tremolanti in singhiozzi d’aquiloni,
né nomadi sporchi tamponati dall’argilla,
né madri di fronte a realtà scolorite,
né dottori, né ammalati, né cattedrali, né manieri,
niente…
luttuosa senza lacrime,
invecchiata senza età,
come una fiamma di lavanda,
una luna priva di grandezza,
una musichetta marziale da finestre rotte... Aradollo è una città, Aradollo è una nazione,
Aradollo è il mondo. Dio vi ama e io vi amo.