Uno, nove, sei, sette

Grazie: il pomeriggio aveva le tue labbra.
Era un cannone di nubi in congedo, di retroguardie rossastre
e micce che non hanno tuonato.
Grazie: ho imparato nei tuoi occhi quanto è madre la vita,
che a volte sembra dimenticarci, come fossimo bastardi
nella nidiata eletta, ma poi riprende ad imbeccarci
e a curare l'inedia di pasti che gli altri non sanno.