Cuore di lupo

Dopo circa un’ora di cammino per la prima volta il sentiero che avevamo intrapreso,affiancato ai due lati da una fitta faggeta,si interrompeva per lasciare il posto ad uno ampio sparzio erboso.In questa riconobbi sparuti gruppi di genziane gialle e lunghe file di orchidee;inoltre essa si presentava riempita parzialmente da una fitta nebbia,creando un atmosfera vagamente fantasy – di quelle dei film in stile “fantaghirò” che ormai trasmettono soltanto la domenica pomeriggio,per intenderci ‐  e nascondendo parzialmente una piccola costruzione un centinaio di metri più avanti rispetto a noi.
<<Vedi che adesso da quel banco di nebbia sbuca fuori un folletto:questa valle sembra incantata!>>,dissi ad Aria.
Aria non è il suo vero nome,ma è così che si faceva chiamare.E le stava proprio bene, quel nomignolo,essendo lei sfuggente e imprevedibile proprio come l’aria.
Si fece scappare solo un debole sorriso,abbassando la testa:sembrava nervosa.I suoi caldi occhi verde‐nocciola celavano del disagio.Immaginai che fosse per via del fatto che avevamo perso il nostro gruppo e che il cielo fosse stracolmo di minacciosi cumulonembi. 
Inghiottiti dal banco di nebbia avanzammo lentamente fino a che l’edificio – una casetta in pietra dal tetto spiovente ‐‐ non fu chiaramente visibile nella sua interezza.Purtroppo non avemmo il tempo per stare ad osservarne i dettagli,perché nel frattempo aveva cominciato a piovere;quindi,approfittando dell’uscio di casa aperto,entrammo di corsa senza pensarci due volte.
L’interno consisteva in un unico grande salone quadrato ,il quale dava esattamente l’idea di rusticità che mi sarei aspettato di trovare.Le pareti bianche risultavano piuttosto caratteristiche grazie agli svariati attrezzi silvo‐pastorali ad esse appesi,assieme alla presenza di un forno a legna fatto in mattoni.L’arredamento,in legno di pino,comprendeva un grosso armadio/biblioteca che copriva quasi tutto il lato sinistro,e un tavolo rettangolare al centro – bagnato da una grossa chiazza d’acqua ‐‐ accompagnato da quattro sedie.Inoltre nella parete opposta a quella frontale c’era una porta che riportava la scritta “bagno chimico”.
Prima che ci potessimo ambientare l’occhio non potè fare a meno di caderci sul sangue che macchiava il pavimento di mattonelle.Queste si concentravano proprio di fronte alla porta del bagno chimico,insieme ad un falcetto anch’esso sporco di sangue.Ci avvicinammo con circospezione alla scena del “crimine”,come se da un momento all’altro potesse saltar fuori il presunto colpevole.
<<Gian,che cosa sarà successo qui?>>.
Mi chiamava Gian perché funzionava bene come diminutivo di Gianluca ‐ il mio nome di battessimo ‐ e aveva una pronuncia simile a quella di Jan,il nome del protagonista de “Il mistero della pietra azzurra”,un anime giapponese d’infanzia rimasto nel cuore di entrambi.
<<Quanto darei per saperlo.La scena lascerebbe pensare al peggio,ma prima di provare a formulare qualche ipotesi direi di ispezionare la casa>>,le risposi.
Le due uniche cose rilevanti che scoprimmo furono altre tracce di sangue e una cassetta per il pronto soccorso disfatta nel bagno chimico,oltre ad una specie di diario fra i libri della mini‐biblioteca inglobata nell’armadio.Al suo interno erano riportate più che altro varie annotazioni di persone ‐‐ o gruppi di persone ‐‐ che come me ed aria avevano stazionato qui per una notte.Mi chiedo per quale motivo tutte queste persone erano state spinte a trascrivere le loro intime e personali esperienze su questo che ora assumeva tutta l’aria di un diario condiviso.
<<Non riesco a capire la porta d’ingresso aperta e le condizioni in cui è stata lasciata questa casa>>,esordii.
<<In che senso?>>.
<<Voglio dire,in base alle condizioni in cui si trova la cassetta dei medicinali,ne possiamo dedurre che qualcuno si sia medicato.Ma chi?Se fosse stata la vittima,non capisco perché avrebbe dovuto avere tanta fretta da non chiudere la porta d’entrata e lasciare tutto questo disordine.Mentre se fosse stato l’aggressore,non si spiegherebbe l’assenza del corpo della vittima o di qualsivoglia traccia di un suo trasporto fuori da questa casa.Potrebbe anche trattarsi di un tentativo di depistaggio,oppure…>>.
<<Senti Gian>> ‐ mi interruppe lei – <<mi sa che leggi troppi polizieschi.Non vedo perché debba trattarsi necessariamente di un’aggressione umana.Forse qualcuno è stato aggredito da un lupo,che ne so>>.
<<Impossibile si tratti dell’aggressione di un lupo.Generalmente questi si tengono ben lontani dalle abitazioni umane,e con l’uomo sono molto schivi ed elusivii>>,sentenziai.
<<Ah scusami,dimenticavo che tu sei un esperto di lupi,tuttologo dei miei stivali>>.
<<Un momento,cosa ho fatto per meritarmi tutta questa acidità?>>.
<<Lasciamo perdere.Intanto che finisce di piovere mi metto a leggere le annotazioni su questo diario che abbiamo trovato.Tu continua pure a giocare a fare il detective da solo>>.
Lo disse con tono meno provocatorio,ma sempre con una punta di sarcasmo.Immagino fosse ancora arrabbiata con me perché l’avevo convinta a deviare il nostro percorso,rassicurandola che ci saremmo riuniti a breve con il resto dei nostri compagni.
Data la situazione di stallo e la stanchezza che cominciavo a sentire,chiusi la discussione in maniera diplomatica:
<<Ci provo.Tu però fammi sapere se scopri qualcosa di interessante in quelle annotazioni>>.
Quando lo dissi aveva già concentrato tutta la sua attenzione nella lettura,seduta su una delle sedie attorno al tavolo.
Allora presi ad ispezionare l’armadio/biblioteca,che a quanto pare fungeva anche da dispensa visto che scovai del cibo in scatola,oltre che dei sacchi a pelo.
L’impressione era che la casa fosse appositamente rifornita di tutto il necessario per pernottarvi all’interno.Stavo pensando di mettermi in uno dei sacchi pera lo quando sentii chiudere violentemente la porta.Girando lo sguardo verso di essa vidi Aria stranamente pallida che le voltava le spalle:la sua carnagione olivastra aveva perso molta della sua luminosità.
<<Che succede?>>,le chiesi,interdetto.
<<Leggi l’ultima annotazione del diario condiviso che abbiamo trovato>>.
Il suo tono imperativo non ammetteva repliche;cosicchè feci ciò che mi aveva praticamente ordinato.
La nota,che riportava la data di appena una settimana prima,apparteneva ad un medico che parlava di essersi trovato qui per caso ed aver subito l’aggressione di un animale che aveva tutta l’aria di essere un lupo.Riuscitosi a salvare,dopo avergli ficcato un falcetto nell’occhio destro,questi aveva deciso di scrivere sul diario condiviso per raccomandare coloro che come lui si fossero trovati da quelle parti.
A questo punto il sangue e tutto il resto acquistavano un senso,anche se la storia non mi convinceva del tutto.Aria,dal canto suo,non sembrava essere intenzionata a discutere sulla plausibilità della nota.
<<In ogni caso,che questa aggressione sia avvenuta o meno,non possiamo di certo rimanere qui in eterno>>,le dissi.
<<Certo che no.Però credo che mi sentirei più sicura ad aspettare che gli altri vengano a trovarci domattina.Non possiamo passare la notte qui?>>.
Me ne vergogno un po’ ad ammetterlo,ma a vederla così indifesa ed impaurita mi suscitava una tenerezza che la rendeva ancora più irresistibile.
<<Beh,l’occorrente per pernottare ci sarebbe…come vuoi.Dopotutto,fino a stanotte non credo ci siano margini di miglioramento per quanto riguarda  il tempo;inoltre,se tutto va bene e torna il proprietario,potremmo chiedere chiarimenti riguardo questa faccenda>>.
<<Perfetto.Provvedo io ad informare gli altri>>.
Andati a dormire piuttosto presto,venni risvegliato nella notte da ululati di lupo.Questi partivano come delle melodie,ma poi finivano sempre per armonizzarsi tutti su un’unica nota:sembravano tantissimi.Appena smisero un poderoso rombo di tuono mi fece saltare a sedere,come fosse stata una sveglia imperativa.Guardandomi intorno lucidamente mi resi conto di essere immerso in una scenografia terrificante ‐ anche per una persona poco suggestionabile quale io sono.Con un sottofondo di tuoni e di pioggia incipiente,la luce di un lampo che  filtrava dalle alte finestre della casa illuminava periodicamente gli attrezzi appesi alle pareti – come a ricordare quante armi non convenzionali e potenzialmente pericolose ci fossero in quella stanza ‐‐  ed una faina imbalsamata su uno scaffale dell’armadio;quest’ultima,immortalata in una posa minacciosa con i canini affilati bene in mostra,sembrava quasi potesse rianimarsi da un momento all’altro,come se fosse stata paralizzata da un incantesimo invece che morire per poi finire “mummificata”.
Dopodichè improvvisamente qualcosa cominciò a grattare contro la porta:il cuore prese a battermi freneticamente.Si poteva distinguere in maniera chiara il rumore di unghia ispessite che si incuneavano freneticamente nelle imperfezioni della porta,accompagnato da sommessi gemiti di sofferenza.Mosso dalla pena stavo quasi pensando di andare ad aprire la porta,prima che Aria mi si stringesse in un abbraccio.
<<Ehi,e tu quando ti saresti svegliata?>>,le dissi.
<<Quel potentissimo tuono di prima.Gian,e se questo animale fosse il lupo della nota?>>.
Potevo percepire la sua paura dal caldo respiro che mi accarezzava il petto.
<<Credo di si,perché prima ho sentito degli ululati abbastanza caratteristici;ma finchè la porta rimane chiusa,naturalmente non abbiamo nulla di cui preoccuparci>>,la tranquillizzai.
Avrei voluto dirle qualcosa di molto forte in quel momento;tipo che ci tenevo molto a lei,o che avrei dato la mia vita per proteggerla.Ma l’idea di dare in pasto all’oscurità i miei sentimenti più intimi mi terrorizzava a morte,in particolar modo con un interlocutore imprevedibile come Aria.Se fosse rimasta interdetta,costernata o spaventata,come lo avrei capito non potendola guardare negli occhi?Quella situazione mi ricordava l’impotenza comunicativa delle discussioni digitali da tastiera;quel retrogusto amaro che ti lasciava scrivere sui social network,al pari di quello che potevi provare gettando a mare un messaggio in bottiglia.
“Sembra che abbia smesso.Adesso puoi tornare a dormire”,alla fine mi limitai a dirle.
Un ultimo ululato risuonò come un urlo disperato nell’incessante scrosciare della pioggia,prima che mi riaddormentassi.
La mattina successiva ci svegliammo al sorgere del sole.Aria era ancora convinta che avrei aspettato l’arrivo del nostro gruppo,ma dopo quella notte i miei piani erano cambiati.
<<Aria,io ho intenzione di partire di partire da solo per il monte pollino:ho bisogno di verificare una cosa.Ci rivedremo li sopra>>.
<<Cosa hai bisogno di verificare?>>.
<<Sospetto che l’animale responsabile dell’aggressione di cui si parla nella nota – probabilmente lo stesso che si è accanito contro la porta d’ingresso questa notte ‐‐ sia un ibrido cane‐lupo.Innanzitutto,perché  ieri notte prima di addormentarmi ho sentito un singolo ululato,il quale avevo sentito anche precedentemente quella stessa notte discordare più volte di un’ottava rispetto alla nota su cui si erano armonizzati altri lupi.Quando ululano insieme, i lupi si armonizzano su una nota sola, dando così anche l'illusione di essere un gruppo più grande di quello che sono in realtà.>>
<<E tu come avresti notato questa discordanza armonica?Non sapevo avessi un senso dell'udito così acuto>>,disse lei,stupita.
<<E’ dall’età di sei anni che studio solfeggio,suonando il piano.Pensavo di avertene già parlato>>.
Lei abbassò la testa per nascondere una smorfia di imbarazzo:ci conoscevamo da tre anni e immagino si aspettasse di ricordare un particolare così importante.
<<Comunque>> – continuai – <<a questo punto si potrebbe pensare che abbiamo a che fare con un lupo solitario.Tuttavia,i lupi solitari tendono ad evitare di ululare in zone che contengono branchi già consolidati;senza dimenticare che,come ti ho già detto,i lupi più in generale si tengono ben lungi dall’avvicinarsi agli esseri umani.
Quindi,voglio trovarlo per vedere se riesco a confermare i miei sospetti>>.
<<Ma non puoi aspettare che ci raggiungano gli altri per cercarlo tutti insieme?>>.
<<No.Da solo darò meno nell’occhio e avrò più possibilità di trovarlo.Porterò il falcetto sporco di sangue con me per stare più sicuro>>.
Aria rimase in silenzio,cosicchè la salutai e uscii fuori.Lei mi seguì subito dopo,invitandomi a restare;al che mi voltai per controbatterle,ma la mia attenzione fu attirata da un iscrizione incisa sul marmo che imperava sulla parete sopra la porta.
Le parole riportate a caratteri cubitali erano le seguenti:

LA TANA A META’ STRADA

Mi auguro che questa modesta casetta possa fungere da rifugio per tutte le anime vagabonde di questo mondo.Qui,per quanto possibile,troverete viveri e un tetto sicuro sotto al quale ripararvi,in cambio esclusivamente della cortesia di lasciare per iscritto le memorie della vostra esperienza qui trascorsa e di lasciare la porta aperta al prossimo.

<<Sai,è strano:le memorie che ho letto sul diario condiviso mi sono apparse tutte piuttosto positive:nessuno che abbia lamentato mancanza di viveri o difficoltà a pernottare,neanche quelli che si sono portati i loro cani dietro.Eppure,la prima di queste risale a più di due anni fa.Mi chiedo come questo buon samaritano sia riuscito a rifornire e mantenere in così ottime condizioni questo rifugio:avrà pure subito dei furti o atti vandalici,essendo la porta rimasta sempre aperta!>>.
<<Io credo che il contatto con la natura tiri fuori il meglio delle persone;le riavvicina all’essenziale.Forse questa casa è diventata come un tempio inviolabile in questo paradiso terrestre che è la montagna>>.
A quelle parole mi regalò lo stesso sorriso innocente che le esaltava il volto la prima volta che l’avevo conosciuta;con quel nasino leggermente gibboso e le sottili labbra pronunciate in un bacio delicato;con quella grazia da principessa che avrebbe conservato anche con indosso della paglia;con quei lunghi capelli neri che,mossi da una leggera brezza montana,gli accarazzavano gentilmente il viso.
<<Comunque questa iscrizione non cambia i miei piani.Io vado,Aria.>>
<<Si,però io vengo con te.Non posso lasciarti andare da solo:sarà più sicuro per te se ci sarà qualcuno che possa soccorrerti o chiamare aiuto nel caso tu rimanga ferito,anche se ne perderai un po’ in discrezione.>>
Mi aveva lasciato di stucco per l’ennesima volta.Avrei giurato che non avrebbe trovato il coraggio di proporsi per seguirmi,e che mi avrebbe fatto sentire in colpa per averla lasciata da sola.Dall’insolita sicurezza che lasciava trasparire,constatai che non avrei potuto fare niente per farle cambiare idea.
<<Non ho nulla da obiettare>>.
Ci inoltrammo di nuovo nella fitta vegetazione seguendo il sentiero in salita,constatando che gradualmente l’associazione dell’abete bianco con il faggio risultava ancora più evidente,nonostante il secondo rimanesse di gran lunga più frequente del primo.
Usciti finalmente dalla faggeta,giungemmo ad un ripiano concavo delle dimensioni di un campo di calcio,su cui si potevano distinguere numerosi cespugli di ginepro.Inoltre si poteva scorgere chiaramente,più in alto oltre la valle,una vetta parzialmente rocciosa disseminata di pini loricato,i quali sembravano danzare fra loro in un festival di verde per via delle loro ramificazioni che sembravano lunghe braccia.
Ci fermammo un attimo a riprendere fiato,approfittandone anche per gustarci il panorama.
Non appena riprendemmo a camminare vedemmo un gruppo di lupi sbucare uno dopo l’altro fuori dalla faggeta che limitava il lato sinistro del fondo della valle.Questi procedevano in fila indiana;quasi sincronicamente e tanto ordinatamente che passando accanto ad una serie di pietre allineate una dietro l’altra,le fiancheggiarono perfettamente quasi come se queste costituissero un enorme livella.In tutto erano sei,anche se l’ultimo di loro si manteneva più distante rispetto agli altri e non sembrava seguire la stessa linea di percorrenza,dando l’impressione di non fare parte del branco.
Appena fummo notati da quello che sembrava essere il maschio alfa,questo velocizzò il passo dirigendosi in direzione opposta rispetto a dove ci trovavamo io ed Aria,seguito da tutti gli altri;tutti escluso l’ultimo,il quale invece si avvicinava lentamente con aria di curiosità.Dalle dimensioni doveva trattarsi di un esemplare adulto,decisamente più slanciato e possente rispetto a quelli che erano fuggiti,ma con un mantello grigio argento che ne richiamava abbastanza fedelmente i colori.
Quando fu abbastanza vicino perché potessi distinguere i suoi occhi,notai che uno dei due restava chiuso.Non c’era alcun dubbio:si trattava dell'esemplare che stavamo sercando.
<<Non ti sembra che si stia avvicinando un po’ troppo?>>,disse Aria,titubante.
<<Dopo essersi beccato un falcetto nell’occhio non credo che che avrà più il coraggio di attaccare un essere umano:non abbiamo nulla di cui preoccuparci>>.
La parola “preoccuparci” mi morì in gola.Infatti non ebbi il tempo di finire di parlare che Il nostro lupo scattò nella nostra direzione a gran velocità.D’istinto io ed Aria fuggimmo seguendo il sentiero attraverso il quale avevamo raggiunto la valle,prendendoci per mano;ma rientrati nella faggeta sentivo le sue poderose falcate troppo vicine.A momenti avrebbe azzannato Aria,che non riuscendo a sostenere la mia velocità praticamente si trascinava per inerzia dietro di me.Non potevo permettere che le facesse del male…allorchè frenai bruscamente la corsa con l’intento di girarmi ed affrontarlo con il falcetto;ma scivolai sulla fanghiglia e assieme ad Aria capicollai rovinosamente a terra.
Vidi il grosso animale superarmi tranquillamente con un balzo,senza che il suo occhio color ambra si fosse degnato per un istante di posarsi su di me,e quando girai indietro la testa si era già dileguato.
Intanto Aria gemeva dolorante a terra toccandosi la caviglia destra.
<<Stai bene?>>,le chiesi.
<<Credo di essermi presa una storta alla caviglia.Ma perché ci è corso incontro improvvisamente senza attaccarci?>>.
“Non lo so…è come se avesse percepito un qualche cosa in noi che lo ha fatto scattare…>>.
<<Non potrebbe aver sentito qualche odore che ci siamo portati appresso dalla “tana a metà strada”?>>.
<<Ma certo!Deve aver sentito l’odore di cibo per cani,ed evidentemente essendo affamato lo avrà associato ad essa!>>.
Infatti prima di partire assieme ad Aria per cercarlo avevo lasciato una ciotola ricolma di croccantini trovati nella dispensa dell’armadio/biblioteca,in modo da avere una prova che il nostro lupo si fosse reintrodotto nella tana,ed essendomi aiutato con le mani queste dovevano averne ancora un po’ l’odore.
Avevo ragione di credere che questi fosse stato attirato lì proprio dal cibo per cani,visto che,come confidatomi da Aria,nelle note del diario condiviso si parlava anche di ospiti con amici a quattro zampe.
<<Sei in grado di camminare?>>.
<<Ci provo…>>.
Aria tentò invano di alzarsi in piedi,ma sembrava evidente che spostare il peso sul piede destro le provocava troppo dolore.
<<Hai  bisogno di metterci del ghiaccio.Adesso chiamiamo i ragazzi e diciamo loro di portarne un po’ in una borsa termica,sperando che non siano già partiti.
Intanto noi gli andiamo incontro tornando alla tana,con la speranza di intercettare il nostro lupo – se è lì che si è diretto>>.
<<E come pensi che dovrei arrivarci?>>.
<<Naturalmente ti porterò io sulla schiena:forza,salta su!>>.
Non mi risultò particolarmente difficile caricare Aria sulla schiena e trasportarla lungo la strada di ritorno,visto che adesso prevedeva solo discese abbastanza distribuite;oltre al fatto che Aria pesava non più di una quarantina di chili.
Arrivati a destinazione avremmo solo dovuto aspettare l’arrivo dei ragazzi con la borsa termica,che per fortuna eravamo riusciti ad avvisare in tempo.
Rimasi un tantino deluso di non trovare il lupo in casa,e ancor di più di aver trovato la ciotola per cani ancora ripiena di croccantini.Dando uno sguardo in giro notai che sembrava essere rimasto tutto come lo avevamo lasciato prima di arrivare qui,anche la macchia d’acqua sul tavolo.Ricordai però che la sera scorsa prima di mangiare avevamo ripulito il tavolo;in quel momento mi sembrò lampante che in realtà quel liquido non era quello che sembrava.
<<Aria,mica ricordi se per sbaglio ieri ti sei bagnata con quell’acqua che ricopriva il  tavolo,che poi abbiamo fatto asciugare ripulito prima di metterci a mangiare?>>
<<In effetti si.Ieri prima di mettermi a leggere il diario mi ci sono bagnata poggiando il gomito sul tavolo.Perchè?>>.
<<Perché ciò significa che l’odore colpevole di aver scatenato il lupo in una corsa per venire qui non è stato quello di croccantini per cani,ma quello della sua pipì>>.
<<Quindi quella chiazza d’acqua che abbiamo trovato sul tavolo ieri entrando qui in realtà era la sua pipì?>>,disse Aria,con una smorfia di disgusto.
<<E anche quella che c’è ora:immagino che lasci questi ricordini per marcare il territorio>>.
<<Cioè,fammi capire bene:questo “meticcio” avrebbe fatto di questa casa il suo territorio?>>.
La domanda di Aria mi spiazzò.Non sapendo darle una risposta direttamente,provai ad arrivarci mediante una ricostruzione che partiva da lontano.
<<Recentemente il corpo forestale dello stato ha scoperto svariati incroci illegali di cani‐lupo cecoslovacchi ‐‐ frutto di vari incroci fra lupi eurasiatici e pastori tedesco ‐‐‐‐ con lupi di razza  in allevamenti di tutt’italia.Questi incroci venivano effettuati per accrescere la componente lupina del cane‐lupo cecoslovacco.
<<Scusami Gian>>,mi interruppe Aria,distogliendo lo sguardo dalla caviglia dolorante,<<ma perché mai si dovrebbero effettuare degli incroci in modo da avvicinare un cane‐lupo ancora di più ad un lupo…insomma,in questa maniera non si rischia di ottenere un animale non addomesticabile?>>
<<Per far lievitare il prezzo di vendita degli ibridi,che poteva raggiungere perfino i 5000 euro:sai com’è,le caratteristiche lupine sono molto ambite nei cani.
Comunque,il punto è proprio questo.La mia teoria è che in uno di questi allevamenti abbiano esagerato con gli incroci,tanto da ottenere un ibrido talmente vicino al lupo da averne perso il controllo.Così come gli allevatori in passato allontanavano gli esemplari che attaccavano il bestiame per selezionare col tempo dei perfetti cani da pastore,così questi allevatori hanno deciso di allontanare questo esemplare per selezionare un ibrido che non si avvicini eccessivamente al lupo.
Quindi,una volta in libertà,non essendo riuscito a farsi accettare da nessun branco a causa della sua parte canina,è divenuto a tutti gli effetti quello che viene chiamato un “lupo solitario”.
Accecato dalla fame,perché giustamente troverà molta più difficoltà a sfamarsi rispetto ad un esemplare facente parte di un branco,sarà stato attirato dal cibo per cani di questa casa,la quale è divenuta per lui una specie di rifugio da difendere – vedi l’aggressione al medico>>.
<<Ma allora come mai ha lasciato la sua urina senza toccare il cibo per cani?>>
<<Forse con il tempo è divenuto un vero e proprio cacciatore,e come tale si sarà stancato di raccattare il cibo già bello e pronto>>.
Certo che però doveva trattarsi di un esemplare veramente formidabile per permettersi di rifiutarlo.In effetti per essere sopravvissuto ad una falcettata nell’occhio doveva esserlo,e non solo per la sue capacità fisiche.La vita da “lupo” solitario non dev’essere facile:rifiutato dagli esseri umani per la sua componente lupina e dai lupi per la sua componente canina,vive da solo con la sua irripetibile discriminante.In effetti io un po’ mi ci rispecchiavo:sentivo di pagare il prezzo della solitudine per la mia indipendenza mentale,in questo mondo sempre più omologato e massificato;un tempo in cui paradossalmente la parola “discriminazione” aveva assunto un’accezione razzista,come se fosse diventato politicamente scorretto dare un nome alla cieca legge che tiene da sempre in vita la straordinaria ricchezza del genere umano.
E un po’ credevo anche di invidiarlo,perché ai miei occhi appariva come una perfetta merafora della libertà che nessun essere umano potrà mai ottenere;come il cuore di lupo che tutti sognano di essere.
<<Pensi che ci tornerà di nuovo qui?>>,disse Aria dopo qualche istante di silenzio,con quell’espressione di rimorso che potevi scorgere sul viso di chi non non ha avuto la possibilità di accarezzare una bestiola vista per strada.
<<Se devo essere sincero,a me piace pensare di no…>>.