Depressione cronica

La pioggia insiste con il suo incessante punzecchiare la superficie metallica ed il vetro del mio groviglio meccanico; mi rilassa il pensiero di essere ancora qui stanotte.
Nascono i pensieri a volte nascosti, reconditi nella profondità del mio stato d’animo, ed osservo il cielo, non una stella a farmi compagnia nel buio più profondo della notte.
Un lento tiro di sigaretta e la cenere crolla nuovamente sui pantaloni, non ho tempo per toglierla, sono assorto, complice delle mie debolezze, e le domande assillano la mia testa, siamo veramente noi la causa della nostra solitudine? Un nichilista cerca il proprio spazio tra i silenzi, scosta le situazioni e si dimena in un sonno irrequieto forse, sono dunque questo? Non credo. Sono qui adesso e questo mi basta per adagiare la mia testa sul volante, un movimento apatico il mio, ma l’unico da quando sono qui.
Le luci scintillano dalla collina con una imprecisione data dal caos, abitazioni, famiglie e gente unita brillano nei loro movimenti; è questa la molteplicità dell’individuo?
La facoltà di potersi organizzare in gruppi, la falsità di trovare un compromesso per condividere un progetto comune, l’unione della carne per creare altre vittime, è solo questo che ci lega? Credo che la realtà sia crudele sull’essere umano, solo perché egli plasma questa realtà a proprio piacimento e ne risponde degli sviluppi. Io mi ritengo un unico sognatore atipico, lontano dall’idea di una corretta linea guida, al di fuori della normalità ed essenzialmente libero.
Un eremita moderno che lascia al tempo il suo spazio, senza calcolo, mi sento consapevolmente fiero della mia esistenza.
E allora come spiegarsi quel dolore allo stomaco, un vortice di tentacoli viscidi che stringono le interiora ad ogni passo, ad ogni scelta; non sono tanto forte quanto credo, ne tanto debole da crollare, vacillo verso il baratro, mi ci tuffo e cado all’infinito, non voglio uscirne, ne tantomeno toccarne il fondo, sono sospeso nell’oblio, e solo.
Ma è una colpa quella di essere soli da non poter alzare la testa ed accennare un sorriso?
Non vorrei cadere nell’ipocrisia mediatica dei nostri giorni, ma neppure essere lasciato in disparte, vorrei trovare il mio giusto stato emotivo, vorrei porre fine alla battaglia dentro me stesso, solo così potrò sentirmi veramente vivo e pronto per proferire qualche sillaba, per poi rimbombare in parola ed esplodere in frasi.