Dieci secondi


Quando sono uscito dall'ufficio ero un coacervo di sensazioni ed emozioni, dall'eccitazione all'agitazione, dall’euforia alla preoccupazione, ma soprattutto la curiosità.
La curiosità di scoprire se dopo tanto scambio di messaggi e telefonate avrebbe fatto lo stesso effetto anche di persona, una volta tolto il filtro di un telefono, dei messaggi. La curiosità di scoprire se era vero, reale, o se era stato tutto un gioco. La curiosità di scoprire se sarebbe stata una delusione, se avrei detto la solita parola sbagliata al momento sbagliato, se lo avrebbe fatto lei.
Senza accorgermene avevo dato il via a una serie di scherzi e battute a cui avevo intenzione di tenere fede, per questo una volta sceso dalla macchina mi sono avviato verso il punto dell’appuntamento indossando un naso rosso da clown, sfilando tra la gente perplessa.
Forse è stato il naso, o forse il sorriso che indossavo subito sotto, ma appena ci siamo incontrati questa stupidaggine le ha strappato una risata, ed ha sciolto in un momento il ghiaccio e l’imbarazzo.

Rido e dico “Guarda che ti avevo avvertito, 10 secondi di silenzio, ne sono passati già 3”

Mentre ci avviamo al ristorante è un fiorire di chiacchiere, leggere, divertenti, quelle di due persone che si conoscono appena e che cercano di scoprirsi a vicenda. Lei è bella, sul serio, più di quanto mi aspettassi, ma mi scopro molto più interessato a scoprire cosa ci sia dietro i suoi occhi verdi, al sorriso che le illumina il volto ed alla risata contagiosa.

Alzo la mano e comincio a contare con le dita della mano non occupata dalla sigaretta “Sei… Sette…”

Ci accordiamo per una regola base, niente telefoni mentre mangiamo, lo abbiamo già usato troppo nelle settimane precedenti, adesso non ne abbiamo veramente bisogno. Seduti al tavolo del ristorante cominciamo a scegliere cosa mangiare, con qualche difficoltà visto che continuiamo ad interromperci per parlare. Il cameriere viene a chiederci per la terza volta se vogliamo ordinare esordendo con “Ce l’abbiamo fatta a scegliere o vogliamo fare un altro ripasso del menù?”, ridiamo di gusto alla battuta e decidiamo di impegnarci un po’ di più nell’ardua scelta. Riusciamo ad esaudire la richiesta del povero cameriere e riprendiamo a parlare. Nel locale affollato le nostre parole e le nostre risate si perdono in mezzo a quelle dei tavoli vicini, gli argomenti si accavallano l’uno sull’altro, tra parentesi che si aprono in continuazione, discorsi che derivano completamente dall’argomento iniziale, parliamo sull’antipasto e sul primo per oltre una ora.

“Otto… Nove…” Lei mi guarda e ride, ma non dice nulla.

Arrivati alla fine del primo ed alla fine della bottiglia di vino rosso, torna il nostro caro amico cameriere a consegnarci un altro improbo compito “la scelta del dolce”. Arrivati a questo punto decidiamo di comune accordo che possiamo concedere una tregua alla regola base, del resto lei è a cena con una persona che potrebbe essere veramente chiunque ed avere qualunque intenzione, deve rassicurare le amiche che, almeno per ora, è tutto a posto.
Prendo il telefono in mano anche io e mi ritrovo a leggere il messaggio di un amico “Già messa in pratica la regola dei dieci secondi?”, il messaggio mi strappa una risata che richiama la sua attenzione. Con lo sguardo interrogativo mi osserva e mi chiede “Che succede?”. Non ci penso un momento e le racconto il motivo della mia reazione. Nel pomeriggio ho confidato dell’appuntamento ad un amico, soprattutto per chiedere consiglio dato che ne era passato di tempo dall’ultimo a cui ero andato. Tra consigli più o meno seri ne era uscito uno in risposta alle mie perplessità sul fatto che avrebbe potuto prevalere l’imbarazzo e che avrei dovuto trovare un modo per uscirne in qualche modo, pena una serata silenziosa e sicuramente poco divertente per entrambi. Il consiglio era “comincia la serata mettendo in chiaro le cose, nel caso in cui rimaniate in silenzio per più di 10 secondi tu la baci, per più di un minuto …”
L’aneddoto la diverte e diventa spunto per un nuovo argomento, che ne aprirà un altro, che a sua volta ne partorirà uno nuovo e così via fino a finire il dolce, poi il caffè, poi l’amaro.
La serata non è fredda, abbiamo voglia entrambi di una sigaretta. Pago il conto ed usciamo a passeggiare. Fino a quel momento abbiamo parlato senza sosta.
Ci fermiamo a guardare il naviglio, mentre fumiamo la sigaretta.
Silenzio.

“Dieci”