La notte dell'amore

Il sorso che segue si fa sempre più denso e solido di quello che lo precede, ed è così che a fatica riuscii a buttar giù le ultime gocce dell’ennesima lattina. Birra, frutto del demonio e dono degli Dei, birra, che accompagna la traversata. Ma la mente troppo triste è un allarme troppo sensibile, e la coscienza difficilmente si strappa via da un petto lacerato. Il ricordo è la tragedia, mentre la grande torturatrice, da agghiacciante spettatrice, è l’inettitudine al problema.
Ma il desiderio è tanto grande? Il desiderio giustifica il rischio? Giustifica la messa in ballo della dignità?
Una nuova lattina cullata in un algido cilindro d’alluminio proverà a donare una risposta: sarà valida, o annegherà tra mille bollicine?
È certamente La sera, quella sera in cui il Divino nostro protettore e giustiziere dorme profondamente. Non riposa, è sprofondato nel sonno, vi è immerso di prepotenza: la malvagità delle emozioni comanderanno questa notte, dopo aver azzerato la salvezza con overdose di sonniferi.
Il cuore e l’amore, un'unica essenza, ne han certamente uccisi più loro della penna e della spada.
Perché non c’è penna che macchi un foglio nel contesto dell’apatia, e nessun braccio comandò spada senza aver provato amore.
Il fumo soffice e ingombrante inondava l’abitacolo, e il cervello vagava, pensava e cercava.
C’è chi il male lo incarna, chi raccoglie bene per trasformarlo in male, chi si nutre di dolore altrui; c’è chi, d’altro lato, soccombe alla forza, chi è vittima di un Destino troppo crudele per esser venerato, chi il bene lo porta addosso come un giubbotto, ma dentro è mangiato dal male.
Vorrei fuggire, ma la mia ombra non può esser distanziata. Sono bravo a fuggire, ma lei non è mai da meno.
E tutto svolgerebbe al meglio se fosse possibile deviare anche le ombre nel nostro cranio.
Il mio cuore, il suo cuore. Il doppietto è al completo. Non c’è posto per nessun altro visitatore, tutto esaurito.
È il cuore il nucleo dell’amore? È da lui che scaturisce? No, non ha senso. Un animale non può accoppiarsi con una razza differente solo per imposizione. Un cuore che non ha mai battuto colpi più forti per te non può accelerare il suo moto per imposizione.
Pensieri inutili, già. Tutto è passato, pensieri inutili. L’amore si può creare, l’ho creato, l’ho manipolato, vestendo i panni del Capo indiscusso.
Acceso il mozzicone spento di uno spino consumato per due terzi, uno spino che ti avvolge e ti da la carica. Uno spino della paranoia, anche.
Come può un cuore battere per un cuore che non batte per lui? Eppure a questo ero destinato, ho posto rimedio, si, ho rimediato. La amo, non sono un pazzo impulsivo, la amo e batto per lei.
Ma non esser ricambiati, oh no, non esser ricambiati è lo strazio, è l’atroce agonia dell’innamorato, un’agonia che avrebbe fatto da ombra al mio corpo seguendomi fino alla sacra buca.
Un cuore non può battere per un cuore che non è in sincronia con lui, non avrebbe la forza di pompare ancora e ancora. È come avere un lungo infarto, un interminabile attacco di cuore che persevera negli anni.
Ma l’amore per i nostri cari, gli dei gli accolgano, non finisce, non tortura l’animo proprio.
Un cuore può battere per un cuore che non batte per nessun altro. Oh si, di questo ne sono sempre stato certo.
Un sorso, un tiro, un altro sorso. Birra vuota, spino giunto al filtro, sguardo perso, assente.
Penso che non me ne potrò mai pentire. Già, non posso pentirmene perché ora  è per me.
Penso questo e guardo il divano coperto di vari stracci accatastati, rossastri. Il divano è macchiato dal sangue che esce dagli stracci, panni e stracci.
Per terra si vanno pian piano incrostando le impronte rossicce della suola delle scarpe, si appiccicano al pavimento. Mi giro verso il tavolo, al centro della stanza, mi giro a vedere quello che ho provato ad evitare da minuti, ore, giorni.
Un conato di vomito mi sale velocemente, mi scuote e mi esplode in bocca prima di avere il tempo per tentare alcuna mossa.
Rigetto tutto sul pavimento, con violenti sussulti d’assestamento, come si trattasse di un terremoto.
Con un po’ più di sangue freddo e determinazione mi giro nuovamente.
Sento un attimo cedere le gambe, ma loro non mi tradiscono: rimango in piedi e metto a fuoco.
È li, avvolto in un panno un tempo bianco e ora reso rosso dal liquido che lo impregna.
Il suo cuore è lì, quel suo cuore per me, quel cuore che non batterà più per nessuno, quel cuore che sarà amato e venerato per il tempo che mi rimane da vivere.
L’alba fa irruzione prepotentemente nel nuovo giorno, scacciando a fatica quella malvagità della notte, giustizia macabra e cinica, guidata dall’emozione delle emozioni, dal sentimento supremo.