Lucio Mastronardi e il suo fiume Ticino

Lucio Mastronardi ( 1930‐1979)  merita un posto particolare nelle ricerche  volte a trovare  citazioni del fiume Ticino  nella letteratura italiana: nasce a Vigevano, quindi è un figlio del Ticino, il Ticino infine segnerà la sua vita terrena quale suicida nelle  acque del fiume azzurro. Nei suoi tre principali romanzi Il Maestro, Il Calzolaio, Il Meridionale, nei titoli domina Vigevano, nelle pagine forte emerge il suo fiume. Bello e gustoso il paragone tra Vigevano e Parigi come, nel Maestro di Vigevano,  il giornalista Pallavicino “la stava menando” mentre il campanone  della torre suonava la mezzanotte:” Io vi dico ch Vigevano vale duecento Parigi. Cosa c’è a Parigi che non vi sia a Vigevano? A Parigi c’è Pias Pigal; a Vigevano ioma Pias Ducal; a Parigi c’è la Senna; a Vigevano  c’è il Tisin; a Parigi c’è  la tur Eifel, num ioma la tur Bramant.” E così sempre nel Maestro il protagonista, il maestro Mombelli, nel suo solitario camminare e “nei miei pensieri” “ Scendo per una discesa rapidissima e mi trovo nella vallata del Ticino”  ed ecco la Centrale Edison che ritroveremo nuovamente nelle pagine del Calzolaio “  .” ..Annibale sconfisse i Romani dove ora c’è la Centrale Edison, sul Ticino, che pur essendo vicina a Milano, Vigevano, geograficamente parlando,  è in Piemonte, al di qua del Ticino”.  Nel Maestro dopo la vista della Centrale Edison il protagonista prosegue nel suo cammino.  “Sono seduto ora su di un ponticello. E’ un ponticello d’irrigazione che posa su due fiancate; messo per traverso. Sotto ci passa la trincea  ferroviaria. Sono in alto; il mio sguardo abbraccia tutta la vallata del Ticino: fiume, boschi, ponte.” Più avanti nel racconto del Maestro “ Sono tornato sul ponticello…Dal Ticino venne un rombo di barche che rompeva quel’armonia. Infine nel Meridionale di Vigevano ecco nuovamente la vallata:” Ci affacciammo sulla terrazza. Si vedeva un pezzo della vallata del Ticino qualche arcata del ponte; le boscaglie; un tratto della Nuova Circonvallazione”Caricamento in corso... Nel  Ne  Ecco  altri riferimenti al fiume dopo questi  primi : il Ticino dove lo scrittore  vive, sogna, spera, soffre, muore suicida; Il Ticino dove Antonio il maestro, Mario il calzolaio, Camillo il meridionale, vivono, sperano, sognano, soffrono ma ancor oggi  vivono come figure nitide e attive  nelle pagine di Mastronardi. Troviamo  Mario che ritorna ai suoi anni giovanili e ricorda:” Andiamo a Ticino in camporella nei boschi.Tornare giovani. Gli venne in mente una scappata che aveva fatto da ragazzo., l’unica, con una morosetta, proprio nelle boscaglie del Ticino.” Quel dialogo pieno di speranze e incertezze tra Netto il fratello di Menchina, e  Luisa, la moglie di Mario, dopo il richiamo di questi alle armi ed i dissapori ed i continui  screzi con il socio Pellegatta:” Piare un po’  di terra in Santa Giuliana, sul stradone per Novara‐ diceva il Netto” ‐ Costruire adesso coi bombardamenti, che sfanno giù tuttecose!”  “‐Ma sono tanti che costruiscono. Basta costruire nò verso Ticino. Loro hanno di mira il ponte, mica i nostri fabbrichini.”
La favola, il sogno, l’incubo sui tradimenti di Ada la moglie  di Antonio:” Fisso la casa e mi accorgo che è una casotta del Ticino…” “ …..l’industrialotto guida sempre più forte: centottanta, duecento, duecentoventi, finché arriviamo sul ponte del Ticino, ma il ponte è senza parapetto. La macchina corre sull’orlo del ponte, in bilico, finché con un urlo mi sveglio, bagnato, come fossi caduto davvero nel fiume.” E le belle e intense riflessioni dello stesso Antonio:” Ogni epoca ha i suoi sensi di vita. L’uomo ha costruito questa trincea, questa ferrovia, questo ponte di irrigazione, quel ponte sul Ticino, quella torre che intravedo…” “  So che prima era ancora chiaro, ora è buio. La luna è grandissima, si riflette nell’acqua del Ticino; so che prima gli alberi erano silenziosi, ora la natura canta; e sono grilli e sono civette e sono amorici che cantano.”Quella affannosa ricerca della donna scomparsa dalla casa in cui era ospite Camillo:” Poco dopo scendevamo la vallata del Ticino.Una luna forte schiariva la campagna. Arrivammo al fiume in silenzio.” “..Il fiume era una massa scura e lucida.” E poi quel girovagare notturno sempre di Camillo:” Arrivai ad un bivio. Da una parte lo stradale proseguiva per il ponte del Ticino; dall’altra, cominciava una strada di periferia.” “ Sullo sfondo c’è nebbia: sale dalla vallata del Ticino” Quel dialogo tutto particolare tra l’industrialotto e Camillo” –Dottore è libero incò? –Perché?‐ Per portavi a Ticino.Voglio farvi provare un motoscafo!”