Philippe: l'ultimo abbraccio

Era una calda mattina di fine inverno quando uscii dalla fabbrica. Ricordo con chiarezza il colore rosa‐verde dell'alba. Avevo passato tutto il pomeriggio precedente in produzione e tutta la notte in magazzino merci poiché era necessario che fossero pronti i quattro bancali da caricare e portare ai distributori di zona prima di poter uscire.

Furono passati due giorni quando in un negozio di intimo la vidi per la prima volta. Devo ammettere che io non sono mai passato inosservato, le donne mi notavano subito, il mio fascino era tale che a dirla tutta, anche i maschi restavano interdetti quando mi vedevano. Anche lì, quel pomeriggio, non poche signore mi avevano adocchiato prima che i nostri sguardi si incrociassero. Facemmo un ultimo giro tra gli scaffali scambiandoci delle complici e fugaci occhiatine finché decise che era giunto il momento di portarmi a casa sua. Non ricordo bene il tragitto verso casa, so solo che ero troppo felice di stare in sua compagnia e che lei non vedeva l'ora di poter stare tra le mie braccia.

La rividi dopo alcuni giorni, era per lei un giorno speciale, forse un compleanno, non ricordo con esattezza la ricorrenza ma ricordo chiaramente che siamo andati al cinema ed abbiamo visto Midnight in Paris di Woody Allen prima di andare in un club a sentire un concerto acustico. Lei prese un paio di birre e qualche oliva, mentre io non facevo altro che starle abbracciato. L'odore della sua pelle era così dolce e preannunciava una serata indimenticabile.

Uscimmo dal locale e prendemmo la macchina, ci recammo su un'altura con il panorama sulla città e senza troppi preamboli lei iniziò a spogliarsi lentamente.
Ero immerso nei suoi odori quando ad un tratto sentii da dietro la mano del ragazzo che mi strappava letteralmente via dai sui seni caldi, mi scaraventò fuori dalla macchina e le saltò addosso con una furia inaudita. D'un tratto mi ritrovai tra una siepe ed un cordoletto di cemento freddo che faceva da sponda ad una marea di preservativi usati e fazzoletti sporchi. Rimasi li a terra per un'oretta almeno, ero gravemente ferito e quasi privo di sensi.

Stavo per chiudere gli occhi quando lei, affacciandosi dal finestrino della macchina con volto scuro, mi disse << mi dispiace! >>
Poi rivolgendosi al ragazzo al suo fianco ancora intento a lavarsi di dosso i fluidi del sesso esclamò <<mi hai strappato un altro reggiseno, questo era un Philippe Matignon! >>