PICNIC

Avevo diciannove anni quando organizzai il mio primo picnic con lui. Anzi io non organizzai niente, per me picnic era una parola piuttosto astratta. Era il primo maggio, finalmente qualche ora di libertà dal lavoro, e per stare insieme. Lui mi disse:procuri tu da mangiare? Certo, come no. L'appuntamento era per le undici e trenta, e poi saremmo andati al Moncenisio, dove c'era una cascata dalla quale avevamo già avuto occasione di lasciarci travolgere stile Adamo ed Eva nel paradiso terrestre. Al che era seguita una bronchite di tutto rispetto. Ahahahahah! Alle undici, dopo essermi ben truccata e pettinata, presi la mia borsettina, chiusi casa, e andai in rosticceria. Vorrei un pollo arrosto, me lo taglia per favore? Dopo pochi minuti uscivo da lì col mio bravo pacchetto con dentro il pollo arrosto già ridotto in quattro pezzi. Poi rimasi in attesa. Alle undici e trenta, puntualissimo, lui arrivò, scese dall'auto, e si precipitò ad aprire il portabagagli. Passami la roba! Quale roba? La roba da mangiare, il vino, l'acqua, la frutta, hai portato il cavatappi? (Non sapevo ancora in quel momento che in seguito nella mia vita il cavatappi avrebbe avuto un ruolo fondamentale). Io me ne stavo lì col mio pacchetto in mano: ho comperato il pollo arrosto. E basta? Mi accorsi che lui era molto molto contrariato,ed evidentemente molto molto affamato. Beh, mi dispiace, non ho mai organizzato un picnic. Mi guardò con antipatia: sali, ci fermeremo per strada a comperare quello che manca. Seduta in auto, col pollo in grembo, pensai che la giornata marcava male. Per fortuna vedemmo una bella gastronomia e ci fermammo: salame, formaggio, pane, pancetta e lardo, milanesi in carpione, frittata, vino, frutta, poi anche il mio pollo. E io compresi cosa fosse per lui un picnic.