Questo racconto è parte di una storia in sviluppo

Ogni sera passavo davanti a un castello dalle mura argentate, scrutavo dalle sbarre del cancello l’unica finestra illuminata, era molto grande.
Vedevo tre ombre danzare sempre nella stessa maniera, nero su giallo, è cosi che le vedevo.
Un giorno mi decisi a scavalcare il cancello, ad avvicinarmi, a raggiungerle, ero timidamente affascinato. Scavalcato il cancello raggiunsi rapidamente le mura argentate, le toccai e la luce dei lumi riflessa sulle mura mi abbagliò. Per un istante vidi il buio nella luce.
Riaprii gli occhi molto lentamente e mi accorsi di giacere supino su una soffice coperta color Magenta. Mi misi seduto, alquanto stordito, riacquisii pienamente la vista, e proprio dinanzi a me sedeva una donna.
Disse: “Seguiti a macerare la tua ombra in polvere ancora troppo limpida, colori la tua strada di sorde note, soffocate da un ormai grigio sipario, non limare le tue paure, deglutisci la noia e sputa i sogni più sinceri”.
Mi prese per mano e mi condusse in uno stretto corridoio, luce fioca in vaniglia, le pareti adornate da fiori d’ambra legati l’un l’altro in sottile filo d’argilla. Passato il corridoio giunsi in un ampia stanza, e fui costretto a stringere gli occhi da quanta nebbia c’era. Era fitta e pungente, sentivo la pelle ardere, avanzai e, quando la nebbia si fece più rada, terrorizzato capii di cosa ero circondato.
Migliaia di minuscoli insetti circondavano il mio corpo e oltre. Si urtavano nervosamente gli uni con gli altri in cerca di più spazio, faticavano a volare, si può dire che rimanevano sospesi in aria. Quando cercavano di spostarsi, di volare, finivano per sballottarsi qua e là tra di loro, mantenendo sostanzialmente la propria posizione iniziale.
La donna mi disse: “Imprimi nella  memoria e nel  cuore  ciò che vedrai perché nulla ti sarà d’aiuto più di tutto questo… ricorda, nella memoria e nel cuore”.