SEMAFORI

Stamattina camminando, ho dovuto fermarmi per un semaforo rosso. D'improvviso si è materializzato accanto a me un ragazzo, lungo lungo, ma con i sedici anni stampati sul viso. Jeans, scarpe da ginnastica, berretto alla rovescia. Ha dato un'occhiata intorno, e poi, guizzando velocissimo fra un'auto e l'altra, ha attraversato l'incrocio, con arroganza, con quella incosciente e commovente arroganza dell'adolescenza. Mi sono rivista, ragazzina, sulla "corriera" della linea ATM, Dalmine‐Bergamo e viceversa, seduta nel gruppo "in fondo", quando ogni giorno il controllore mi minacciava di ritirarmi l'abbonamento. Ahahah! Che spasso! Io, sedicenne, armata di quell'arroganza inconsapevole, che il vivere consumò velocemente, a forza di tutti i "sì" obbligati, delle tante umiliazioni subìte in silenzio, delle innumerevoli ribellioni fantasticate, preparate, e mai concretizzate.
Ho guardato davanti a me: lui era già lontano. Certo, ho pensato, io cammino veloce, ma tu voli. Ti auguro una vita di semafori verdi, ragazzo, perchè la tua baldanza riscatta un po' anche me.