Un vecchio abito

In una spregiudicata gioventù, quando ancora deve giungere la ragione e quando è troppo presto per qualunque cosa, decisi di farmi un abito come si deve. Lo feci fare su misura, preciso ed impeccabilmente adatto a me. Era come lo avevo sempre desiderato; di un colore classico ed intramontabile, di un tessuto fresco d’estate e caldo d’inverno, talmente fatto bene da cadermi a pennello e rendermi ineguagliabilmente affascinante. Lo indossavo ad ogni occasione, lo portavo con estrema disinvoltura ad ogni appuntamento importante. Mi ero tanto affezionato a quel capo che finii per indossarlo anche agli appuntamenti meno interessanti. Lo sfoggiavo con disinvoltura per lavoro e per piacere e, ora che ci penso, è sempre stato protagonista nei mie ricordi più belli. Scuro, ma non troppo, elegante, ma allo stesso tempo sportivo e comodo, spesso macchiato irrimediabilmente, ma capace di nascondere anche le macchie più indelebili. Posso solo ringraziare i mie genitori, che tanto si sono sacrificati perché potessi permettermi un abito del genere. Entrambi hanno messo il loro contributo affinché potessi indossarlo per lungo tempo senza che perdesse il suo valore. Questa notte ho sognato il momento in cui sarebbe stato troppo vecchio e logoro per poterlo indossare ancora; ho sognato l’istante in cui avrei dovuto separarmene e sostituirlo con uno nuovo. Abbiamo passato talmente tanto tempo insieme che quasi lo sento come un amico e doverlo abbandonare mi rattrista e spaventa. Nel sogno lo riponevo in un baule di legno, piegato e stirato come se fosse nuovo, pulito e profumato perché mostrasse il suo “lato” migliore. Da quel momento in poi, per un naturale cambiamento fisico, non sarei più potuto rientrare in quelle vesti, ma come onorare tanta devozione e tanto affetto? Quale targhetta avrei messo sul baule per ricordare il suo contenuto? Vecchio abito? Troppo banale. Il mio caro vecchio vestito? Troppo sentimentale….Così, sempre nel sogno, presi la penna, una grande targhetta adesiva e scrissi : “ Io e te, abbiamo visto il Mondo e le sue genti, ci siamo divisi lacrime e sorrisi, acqua e Sole, pensieri e azioni; abbiamo condiviso errori e fortune, fiducia e tradimenti. Come l’uno nella mano dell’altro siamo stati uniti nei desideri e negli intenti. Il tempo che ci ha visti separati è stato più missione che volontà, ma la voglia di rindossarti ancora era più forte di ogni fatalità. A volte sono stato il mandante del tuo logorio e complice nell’accelerare il tuo invecchiamento, ma hai sempre saputo esternarmi il tuo disagio con discrezione e sentimento. Semmai ti ricorderò, lo faro con affetto, se ti ricercherò sarà per diletto; ormai guardo abiti moderni e nuove vesti , di te avrò forse sogni e immagini celesti. Ti riporrò con cura e senza fretta, e intanto penso un titolo per questa tua targhetta. Ti lascio nel baule senza un graffio e scrivo a grandi lettere EPITAFFIO.”