Valentina stringe nuove amicizie (o almeno ci prova)

Da qualche giorno mi capita di parlare, durante la ricreazione, con una ragazza che sta in classe di Nuccio, quello che mi ha corteggiato inutilmente per settimane. L’avevo conosciuta quando ancora lo frequentavo ed era stata subito molto amichevole. E’ piccolina di statura, magrolina e sembra più giovane dei suoi diciotto anni. Si chiama Simona e fin dal primo momento mi aveva colpita per i suoi modi franchi e spontanei. Ultimamente, mi aveva anche presentato un suo amico di nome Stefano che, come lei, si è dimostrato subito più che disponibile a fare nuove amicizie. In settimana mi hanno detto che frequentano una comitiva di ragazzi che si riunisce ogni sabato pomeriggio e mi hanno chiesto se mi sarebbe piaciuto andare con loro questo sabato. 
Ho detto sì, non mi sembrava vero, poter far parte di una comitiva, per di più di ragazzi così simpatici e accoglienti.
Però non avevo voglia di andarci da sola e allora ho pensato di invitare Anna Rosa, l’edera rampicante che dove trova linfa lì si attacca. Lei ha una personalità poco sviluppata, vive per conformarsi il più possibile al gruppo senza però imporsi, piuttosto essendone trascinata. Lo si vede già da come si veste, indossa l’uniforme tipica della nostra generazione: jeans a cavallo bassissimo, converse  e piumone blu; viso truccatissimo, capelli ricci e neri con un taglio corto. Lei ha bisogno di appoggiarsi a qualcuno che reputi interessante e questo qualcuno al momento è Fabiana, la vamp della classe. La segue docilmente dappertutto come un cagnolino, in adorazione quasi, ed è proprio quello di cui ha bisogno una primadonna come la Marra. Con me non le era riuscito. Aveva provato un paio di volte a portarmi fuori, ma ci siamo trovate male fin da subito e la cosa è cessata spontaneamente e senza traumi. Non potevo certo trovarmi a mio agio con una che cammina due metri sopra il livello di tutti gli altri, mentre lei probabilmente non si sentiva abbastanza riverita da me.
Comunque, conoscendo l’ansia di Anna Rosa di sentirsi inserita e di conoscere gente, per farmi bella e dimostrarle che posso essere più interessante di Fabiana, le ho chiesto di accompagnarmi a conoscere questo nuovo gruppo di persone e lei ha accettato.
L’incontro era alle cinque ad un indirizzo ad un paio di fermate di autobus da casa mia. Dovevo vedermi alle quattro e mezzo con Anna Rosa per recarci insieme  all’appuntamento. Arrivate all’indirizzo che mi era stato dato, ci siamo trovate davanti ad un portone dall’aspetto alquanto dimesso, incorniciato dalle rovine di un palazzetto popolare, che doveva aver visto giorni migliori intorno al periodo postbellico.
Abbiamo suonato e ci hanno fatto entrare all’interno di una grande stanza vuota. C’erano solo una ventina di sedie, tipo quelle scolastiche, disposte in cerchio e per la maggior parte già occupate da ragazzi e ragazze dalla faccia pulita e vestiti in modo semplice, senza omaggio alcuno all’ultima moda: Anna Rosa in mezzo a loro spiccava come un fagiolo in mezzo alle lenticchie. Simona e Stefano ci sono venuti incontro affabili e sorridenti e ci hanno invitate a sederci, dopodiché è iniziato l’incontro.
Inizialmente pensavo che avremmo fatto o detto qualcosa di interessante. Invece questi ragazzi si sono limitati a stare seduti e a parlare del più e del meno. Mi è stato subito chiaro che molti di loro, come me e Anna Rosa, erano nuovi e rimorchiati come noi allo scopo di allargare la comitiva. La conversazione procedeva stentava, in modo forzato e innaturale, la situazione è ben presto diventata patetica.
Mi sono girata un poco verso Anna Rosa, volevo spiare la sua reazione. Era seduta rigida alla mia destra, immobile come uno stoccafisso, se possibile più a disagio di me. Probabilmente dentro di se stava pensando:
“Ma chi me lo ha fatto fare a seguire questa deficiente, lo sapevo che non dovevo fidarmi e rimanere con Fabiana.”
Che mortificazione!  Stefano faceva da intrattenitore,  cercando cose interessanti da dire, ma stavamo tutti fermi e imbarazzati, giurerei a sperare di trovare qualche scusa per sgattaiolare via da lì. Una comitiva non si può creare semplicemente assemblando un certo numero di persone e certamente in quel gruppo a conoscersi veramente non erano in più di sei o sette.
Credo di essere diventata rossa come un peperone e successivamente bianca come un lenzuolo e poi nuovamente rossa e così via per tutta la mezz’ora che sono riuscita a costringermi a stare seduta. Poi, soprattutto vedendo crescere sempre più l’irrequietezza di Anna Rosa, ho preso coraggio e con una scusa ho salutato e me ne sono andata seguita dalla mia amica.
Inutile dire che non ci andrò mai più ed inutile anche dire che ho perduto quel minimo di considerazione che Anna Rosa aveva ancora per me. Non che mi importi molto del suo rispetto, figuriamoci! Però sarebbe stato gratificante dimostrare almeno a me stessa di avere la capacità di inserirmi in modo così naturale in un gruppo. Ma a tutto c’è un limite! Preferisco stare sola, piuttosto che insieme a degli adolescenti che si comportano come vecchietti.