Il medico che entri in qualsiasi modalità in contatto professionale con un paziente, entra in pieno nel suo universo personale, in metafora nella casa di lui, e nel farlo deve togliersi il cappello ed esitare nel varcarne la soglia. Solo così si spoglierà delle troppe e facili certezze che gli indicano scorciatoie e saprà far tesoro della sua cultura vista assieme agli inevitabili limiti dell'applicabilità della stessa.
Sonno, sogni, veglia. La mente di notte si resetta mentre nella sala di musica del nostro personale universo le emozioni eseguono elusive sinfonie in una lunga rapsodica prova d'orchestra.