Non comprende le esigenze degli altri l'afflitto e il diseredato dal proprio vivere, egli finge di non capire che causa del proprio male è il suo rifuggir al viver. Oggi che di quel viver non ha piacere, cerca riparo dalla sua doppia sconfitta, cercando negli occhi del prossimo la causa del suo male. Si ostina l'uomo afflitto nella vigliacca quanto inutile speranza, di non riconoscer mai nella mano che gli ha inferto dolore la sua.
L'albero dell'ego, asfissia il terreno dell'anima. Con le sue invadenti radici, e i suoi alti e sterili rami, adorni da mille bocche insaziabili, divoreranno l'aria che respiri. Grande pena fa l'uomo che da codesto demone è posseduto, carnefice e vittima allo stesso tempo. Confuso affama la sua dignità, nutrendone invece la sua falsa immagine, l’EGO.