Quando ascolto un autore che definisce il suo stile "delirante", "onirico", "lisergico", "psichedelico", non subisco alcun fascino, né curiosità. Anzi ho una reazione molto cinica, penso: "Ecco qua, un altro che quando scrive non si capisce niente".
Dietro l'assenza e il silenzio non ci sono sempre e per forza malafede, rabbia, rancore, malcontento, disagio. A volte, molto più banalmente, c'è solo la vita di un'altra persona che va avanti. E magari è pure felice.