Uno sconvolgimento m'assale e una confusione m'apprende nel trovarmi al tempo stesso tra due mondi, tra il reale e il virtuale, tra la vita e il sogno, tra il tangibile e l'effimero, tra l'affetto e l'indifferenza, tra la verità e l'ipocrisia, tra il concreto e l'astratto, tra il camminare e il volare, tra il sentire e l’ignorare, tra ciò che è e ciò che non è. Tutto mi porta a pensare che la vita è come una goccia caduta in mare.
Dato che ogni volta che avviene una disgrazia diamo colpa a qualcuno, quando si verifica un terremoto o un'eruzione, o un tzunami, o qualunque altro evento disastroso perché non diamo la colpa al generator dell'umanità, ma anzi assumiamo l'evento come espiazione delle nostre colpe?