Francesco De Gregori
  • Roma, 04/04/1951
  • in archivio dal 7/31/2025

Biografia

Sono un cantautore, un musicista, per alcuni anche un poeta. A me piace definirmi attraverso una sola parola che racchiude tante sfumature del talento e della creatività: sono un artista.

Segni particolari

Porto il nome di uno zio alpino e partigiano, ucciso da altri partigiani nel 1945. Forse anche per questo alcune mie canzoni sono più impegnate, con riferimenti all'etica, alla politica, alla storia.
Nella musica ho avuto amicizie storiche come quelle con Dalla, De Andrè e Venditti che hanno prodotto anche buoni sodalizi artistici.

Scritti da Francesco De Gregori

10 su 10

Sono di sinistra, ma non le appartengo.

Nelle mie canzoni ci sono troppe parole e le regole della radio di oggi le parole le mettono al bando.

Non ho fatto una vita dissoluta. O, almeno, non me ne ricordo.

Quando riarrangio le vecchie canzoni mi fucilano. La gente vuole sentirle così come le ha trovate trent'anni fa sul disco. Invece le canzoni appartengono a tutti, anche a chi le ha scritte.

Ci si dimentica sempre che oltre ai cantanti c'è chi fa promozione, chi stampa i dischi, chi monta i palchi, chi si occupa delle luci... ci sono moltissime persone che lavorano in questo settore, ed è indispensabile rispettarle e tutelarle.

L'ammirazione sconfinata per De André mi ha convinto a provare a fare questo mestiere. E poi Bob Dylan.

Le canzoni cambiano nella testa di chi le ha scritte molto di più e molto più velocemente di quanto non accada nella memoria di chi le ascolta.

Un disco dal vivo in fondo è quanto di meno definito e definitivo possa pubblicare un autore di canzoni.

Io a un artista sul palcoscenico ciò che chiedo è la sincerità, cioè che in quel momento mi restituisca quello che sta succedendo nella sua testa.

Fabrizio (De Andrè) era un uomo generoso e bellicoso, facile da amare e difficilissimo da andarci d'accordo.