Michela Zanarella
  • Roma (Italia)
  • 01/07/1980
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Scritti da Michela Zanarella

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Non è più il mio sguardo a toccare il respiro del cielo oltre le nuvole. Sono le mie vene a strizzare gli occhi a luce sospesa.

La vita mi suscita urgenze di luce fin dove ha voce il destino.

Il cielo è quella parete azzurra di altezze e discreti silenzi dove il mio fiato si distrae e abbraccia la vita con gli occhi.

Non mi dispiace il colore della solitudine, ho più più paura che la solitudine mi abbandoni.

Ho raccolto tutto il mare in un silenzio tenendo l'immensità tra le narici.

Spero di trovare la mia anima tra le labbra di Dio, perchè ho conosciuto la fede in un bacio tra la vita e la morte.

I miei polsi mangiano cielo e sanno l'odore di un delirio di luce.

Per vivere occorre un fiato da riempire d'amore ed una memoria gonfia di stagioni.

E' così generosa la terra, ci accoglie e non insiste per richiamarci altrove. Ci pensa il destino a bere il senso delle nostre stagioni.

Si raduna una stirpe di morbidi rossori sulla pelle, passi caldi di un amore che si rigenera.