On Writing
Ho deciso di parlare di “On writing” di Stephen King, anche se è un saggio di oltre vent’anni fa, perché l’ho finito di leggere da alcuni giorni ma mi accorgo di starlo ancora metabolizzando.
La sua prima edizione è del 2001. Io ho letto la riedizione Pickwick del 2015 introdotta da Loredana Lipperini e ampliata dall’autore con un’ottantina di testi consigliati (in prevalenza romanzi) che si aggiungono al centinaio suggeriti nella prima edizione.
Sì, perché il consiglio più prezioso e ricorrente che Stephen King dà in “On writing” è: leggere e scrivere. Questa è la prima palestra. Il metodo? Porsi un obiettivo quotidiano, e soprattutto scegliere una stanza con “una porta che siamo disposti a chiudere”.
Uno dei passaggi che mi ha colpito di più è proprio sul setting di scrittura. Lui racconta che all’inizio è partito con il posizionare una scrivania megagalattica al centro di una stanza. Poi, con il passare del tempo, il suo spazio per scrivere è diventato una scrivania grande la metà collocata in un angolo: “ogni volta che vi sedete a scrivere ricordatevi perché non è al centro della stanza. La vita non deve essere di sostegno all’arte, ma viceversa.”
I consigli che fornisce, dopo aver parlato brevemente di quello che sin dalla sua infanzia potrebbe aver alimentato la sua (macabra) fantasia e modellato il suo carattere, risentono appena appena dei vent’anni che sono passati. Per esempio non sono sicura che il mondo editoriale, delle riviste e delle agenzie funzioni ancora così come lo descrive lui. Ma finché resta nella soggettività è tutto prezioso e interessante, specie perché aggiunge degli aneddoti sulle abitudini di altri scrittori, sia classici sia contemporanei.
Consiglio questo libro anche agli appassionati dei libri di Stephen King, perché in particolare viene raccontata la genesi di alcuni romanzi come “Misery”, “Il gioco di Gerald”, “L’ombra dello scorpione”.
Pickwick
334 pagine
9788888320861