Come sono strane le strade
bluastre, nere, strisce di corrente,
nella sera sembrano cortecce
divelte dai boschi,
lembi appassiti, srotolati, finiti
tra i resti delle rovine
lungo città annerite, pietrificate
negli sguardi assassini dei complici.
Sono estraneo a queste fughe
parallele tra noi e la cuspide divina:
se la mano mi aggredisce
sradico parole, di contro alle
stazioni di servizio, ai segnali
di fine e divieto,
alle luci, sole, che divampano
e accecano i cani,
prima dello schianto e della ripulsa
nel sangue.
Strade di cenere,
pomice leggera e franta,
voce straniera:
perdersi è un nulla, il girare del pollice verso
tra le dita,
il bacio sulla mantide
plastificata, la smorfia
nel pugno che si fa verso
nella ferita.