A Firenze

E tu ne' carmi avrai perenne vita
Sponda che Arno saluta in suo cammino
Partendo la città che del latino
Nome accogliea finor l'ombra fuggita. Già dal tuo ponte all'onda impaurita
Il papale furore e il ghibellino
Mescean gran sangue, ove oggi al pellegrino
Del fero vate la magion s'addita. Per me cara, felice, inclita riva
Ove sovente i piè leggiadri mosse
Colei che vera al portarnento Diva In me volgeva sue luci beate,
Mentr'io sentia dai crini d'oro commosse
Spirar ambrosia l'aure innamorate.