A mente fredda l’anima sussurra

Ora che l’anima mia
non è più tempesta in un bicchiere spezzato,
ora che il sangue ha smesso
di bussare ai vetri come pioggia impaziente,
posso parlarti senza gridare con gli occhi.

Tu ci hai fatto vivere il naufragio
con l’eleganza del carnefice che danza,
e noi
con le bocche cucite da aghi invisibili
abbiamo cantato in silenzio
la ninna nanna dei dimenticati.

A mente fredda,
si sente meglio il grido di chi
è stato messo a tacere nel bel mezzo del dire,
di chi ha fatto del proprio cuore
una cattedrale vuota
dove pregano soltanto gli echi.

Abbiamo imparato a sorridere
come fanno le statue:
ferme, belle, inutili.

Abbiamo stretto le mani
piene di spine che non pungono più,
perché il dolore,
quando resta troppo,
diventa pietra.

E in questa pietra
ho inciso i nomi
di tutti quelli che hai voluto dimenticare:
i fragili, i veri, i non addomesticabili.

Ora, a mente fredda,
ti restituisco la voce che hai rubato,
ma non in grido
in poesia.
E non per te.
Per noi.
Per chi non ha più fiato,
ma ancora respira.