Ajsha

 
La domenica che rivide Ajsha,
non volle farsi leggere la mano.

La vide assorta, chiusa come una i,
e che guardava soprattutto il cielo.
Le domandò allora cosa avesse,
dov’è ch’era finito l’estro suo,
la parlantina solita di sempre
ai piedi dei gradini della chiesa.

Rispose lei ed anche a malapena
di non avere voglia della vita.

Nessuna quotidiana profezia,
Ajsha chiese al signor Rossi
notizie fresche della primavera
mentre cascate di capelli neri
smorzavan flussi dell’antico ardire
e in rossi lobi gli ori erano rame.
*
Stesura 2009
Menzione Speciale I Ed. Premio Internazionale di Arti Letterarie “Thesaurus” Sezione poesia inedita “Trofeo Salvatore Quasimodo” (2012)