Al cimitero, vacci tu!

Io sono morto.
Da molto tempo.
Quando arrivai al cimitero
mi misero una lapide,
che avevo preparato io prima di morire,
con su scritto:
“ Era un brav’uomo. Di animo sensibile,
partecipò a molti concorsi di poesia
senza mai vincerne uno. Non vi fermate
qui davanti: tirate dritto: in fondo a destra
c’è un angioletto con la faccia da imbecille
che i suoi genitori rimpiangono dal giorno in cui
appiccò fuoco alla loro casa, bruciando ogni cosa
nel raggio di 300 metri, compreso se stesso.”
Non si danno pace da 50 anni.
Non sanno che l’umanità gli è grata
Sono disperati e vecchi.
Non sembrano più genitori.
Nemmeno nonni.
Paiono due scheletri bulimici.
Gli hanno fatto una targa commemorativa
con su scritto: “ Il destino ti ha strappato dal nostro amore;
ora sei un angioletto che vola per i cieli del paradiso e cerca
di dividere il suo amore con altri.”
Un piromane in meno,
ci avrei scritto io,
anche se non faccio testo.
Sono solo un sarcofago di ossa vecchie.
Ingiallite dal tempo.
Pronte per l’ossario comune.
Rimane la mia foto all’esterno:
una faccia da pirla
che se potesse vi sputerebbe in faccia
mentre passate.
Mi raccomando: non vi fermate
a meno che non vogliate leggere una mia poesia.
Quella che preferisco si intitola:
“ AL CIMITERO, VACCI TU!”
Fa più o meno così:

“ Io sono morto
da molto tempo
quando arrivai al cimitero
mi misero una lapide…”
Hal