Al mondo e a te, uomo

Come ogni volta riappare questo mondo terrestre,
dalle fogne in cui stava, nascosto come un rimorso,
nelle tasche consunte di un vecchio cappotto.
Maleodorante come un livido scuro o uno spettro
che esce nero dal fondo, silenzioso come una crepa
s'insinua e viscido vacilla e trema.
E' una ruga di rancore che riaffiora più pesante ogni giorno,
allo specchio al mattino, che ti scava negli occhi e la notte,
nei sogni, diventa il tuo volto.
E' un sonno di melma che s'appiccica addosso, un tonfo,
un verme rabbioso che brama e s'incolla come un peso al collo.
E' un ricordare che ti invecchia e che ti sfianca.
E' un incubo ubriaco
in cui da troppo tempo sostiamo.