Tu mi guarderai,
anche se non riesci,
hai vergogna,
stupido amore,
mia ballata furiosa,
di guardare il prodigio,
del gelsomino,
che cresce,
anche sotto un cielo nero.
I suoi rami pietosi,
hanno fatto cerchietti bianchi,
per fasciare la mia grazia,
che è anche la leggerezza,
dei passi di Maria.
Tu nelle fucine dei miserabili,
hai preso il fango,
gettandolo sul mio grembo,
e cosa delicata,
venne animata dalle mie parole,
sussurate come vino santo
alle cortecce di quel gelso di paure.
7 luglio 2010
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