All'emigrato

Sei vero italiano,
o fratello lontano.
Tu combatti da prode,
non pensando alla frode
di chi resta a godere,
pur restando a sedere,
sole e frescura
della bella natura.
Tu hai reso un servigio
per evitare un litigio.
Ma i ladri che fanno?
All'estero vanno...
non per lavoro,
ma a celare il tesoro,
che tu hai sudato
per volere del fato.
La delinquenza dilaga,
la droga è una maga,
che uccide da anni
sul fiore degli anni.
La giustizia è morta,
l'Italia è una torta
divisi in partiti,
che son disuniti.
Il giovane suda,
chiedendo un lavoro,
suo sol rincoro
il bacio di Giuda.
La corruzione è onnipresente,
i valori sono morti e sepolti,
l'indegnità è la virtù emergente
in questa società piena di stolti.
Irresponsabili siamo
ed, incoscienti, insozziamo
con luride gesta
dell'Italia la vesta.
Ti erigo una statua,
fratello e signore,
mio segno di mutua
ricompensa d'amore.

Dal mio libro: MIELE E FIELE
Ursini Editore ‐  Catanzaro 1993