Attese

È quasi giorno sulla strada grigia
dietro i vetri di questa camera d’ospedale.
Le figure del popolo dell’alba si stringono nei loro cappotti,
e si confondono con il cupo di una giornata uggiosa.

La notte appena passata mi ha lasciato un non so che d’indefinibile,
dopo essere stata catapulta improvvisamente in questa condizione di precarietà.

Guardare attraverso uno schermo ti permette di vedere tutte le cose nella loro interezza.
La mia attenzione cade su un albero addobbato solo da piccoli pacchetti con fiocchi colorati.
Immagino racchiudano la speranza.

Dopo una lunga notte insonne riposo gli occhi,
e tutto scivola nei gesti ordinari di una routine ospedaliera.

I pensieri si affiancano alla sospensione di attimi che non trovano ancora risposte.
Un continuo andirivieni, tentennamenti, tutti e tutto si confonde con la nuova realtà.

Disagi. Attese.