Autoritratto (un interludio)

Patisco la cardiopatia dell’Immenso.
Ho desiderato l’Indefinito
ancor prima di conoscerlo,
così quando mi si è svelato
ho creduto fosse il Concreto.
Continuo a credere nelle stelle
ed esse non sono che l’opaco alibi
che mi ha estromessa
dalla mia fetta di eredità terrena.
Tutto mi consola,
persino l’amarezza di sapere
che ciò non è reale
e assegno ad ogni pensiero
solo un orgoglioso biasimo arido
(l’unico gesto nobile di cui andar fiera
nell’isterica cronaca della mia giornata).
I miei passi sono sconnesse frenesie
verso molteplici orizzonti che,
per quanto vicini siano,
difficilmente raggiungerò.
E poi osservo ogni uomo che non è me
e provo gelosia.
Per la sua alterità
e per le sue menzogne.
Per tutto ciò che ha fatto di sé.
Per me provo solo l’astio
di quanto potevo fare
e non ho fatto.