Brindo.

Brindo a ciò che abbiamo avuto il coraggio di lasciare, anche quando faceva tremare le mani. A quello che non ha urlato, ma ha capito in silenzio che restare sarebbe stato tradirsi.
Brindo alle chiusure che non hanno avuto spiegazioni, a quelle notti in cui dire “basta” è costato più che restare. Perché alcune distanze non nascono dalla mancanza d’amore, ma dalla mancanza di verità.
Non ogni fine è una sconfitta. Alcune sono atti di rispetto verso se stessi. Sono porte chiuse lentamente, per non farsi troppo male, ma abbastanza da non tornare indietro.
Quando qualcosa finisce, resta uno spazio strano, vuoto e leggero allo stesso tempo. Fa paura, sì. Ma è lì che impariamo a respirare senza trattenere, a non chiedere più di essere scelti, a non restare dove dobbiamo scomparire.
In quel vuoto nasce una forza nuova: quella che non rincorre, che non si spezza per essere amata, che capisce che la reciprocità non va negoziata.
Brindo a ciò che verrà senza sforzo, a ciò che non chiede di essere giustificato, a ciò che resta perché vuole, non perché ha paura di andare.
Perché dopo aver imparato a lasciare, meritiamo qualcosa che non faccia male da custodire, ma bene da vivere.