Cinque Cento Novantanove

La tua ultima carezza arrivò come un taglio, il
nome nella busta listata a lutto, durò credo
solo qualche secondo mentre la voce della
donna lancetta, sgraziata quanto un mulo,
volgare, unta matrioska, batteva furiosa
fra il cancello e la bicicletta. Io alla tua mano
avrei piuttosto chiesto ancora un po' di cose
ed il segreto per mantenermi così, in estasi
e luce, più lunga di quanto potessi ricordare,
più testarda e forse doppia, un Cerbero, un'Idra,
con la pelle avvampata e gli occhi pieni
di neve. La tua ultima carezza allunò alle
dieci ed un quarto e  sul mio ventre abituato
ad imbarazzarsi dell'ostinato, longevo
piattume, piantò una bandierina. Allora mi chiesi
di quanti ci avevano spiato sorpresi  e costernati
da quella conquista: chi avrebbe mai affiancato
al grande esploratore la terra intonsa e recinto
di un solo padrone? Le formiche pure e le crepe
nel muro e l'urina fresca dei fiori sul cesso
del davanzale: tutti forse allora sapevano e
si passavano sottovoce il codice della
missione finita quando staccasti le dita
e, liberandomi, mi soffocasti.