Cinque Cento Novantasette

In verità non mi sono mai accorta di come
mi stavi sfilando, più o meno come fa la tarma
quando srotola dalla lana un oblò imprevisto
od anche il tarlo polverizzando gambe e
piedini primo novecento. In verità io così
poco esperta di tutto, mi sentivo già a posto
quando solo per un istante incrociavo la tua vita
distratta, i nomi ed i cognomi e la baruffa di
cento stagioni più piene di tutte le mie.
Perfino la piega dei miei capelli mi sembrava
finalmente normale e questa  arcigna
tristezza che fa più rumore di tutti i miei tacchi
trovava, che strano, un po' di riposo.
In verità non mi sono mai accorta di come mi
disossavi da ogni certezza, e con quale
bravura! Che poi io, poveretta, provassi a riattaccarmi
la carne per tornare di polpa in tutti i miei giorni, era
solo un dettaglio: quasi sempre vedevo all'orizzonte
un bancone su cui stavano esposti tutti i pezzi che
ti avevo concesso, a buon mercato, a prezzo ridotto.
Come si fa quando ampiamente si crede che ci prende ci voglia davvero.