Del pensare il futuro dalle ruote
di un treno che sfreccia
il dolore sul timpano.
Corre al nord la voce degli alberi
gettando linfa, ma il baccello
ti volti e lo vedi ritorto
nel somigliare al vento.
Si oscilla in sé in tutto quanto
d’inseguimenti,
i semi nei grembi
alle retine, figure poggiate
sul morso di terra
che l’iride affanna. Spinge
ovunque non sia cielo
diverso da qui.