Decadenza

Ditemi cosa sono,
mentre affondo le mani nella terra e sprofondo.
Vedo distese di sabbia incandescenti che costringono il mio corpo a cadere, sempre più giù e ancora, ancora; senza respiro. 

Ditemi cosa ero; un tempo lontano che quasi a stento ho un ricordo,
mentre camminavo deciso sul ponte del non ritorno, lì, sempre più oscuro. 
Le orme dell'ignoto tendono a farti vacillare nella sua finta sicurezza.

E allora, ditemi cosa potrò diventare se, guardando le mie mani, vedo nulla o polvere, gioia e dolore,
mentre la mia anima fluttua infinita sui castelli invisibili della regione. 

La dolce bugia dell'inganno innamora chi ne assuefatto; 
leggero è il suo miele che scivola per la gola del destino.
Chi sarò una volta affogato in quel mare impetuoso dell'amore?
Se di esso ci si può chetare, se ci si può sfamare.

Sentirsi morire per una mano che recide,
ridendo, forse,
o piangendo,
con il guanto del pentimento mio,
mentre mi cibo del corpo tuo.