Di sé stesso

Non son chi fui; peri di noi gran parte:
Questo che avanza è sol languore e pianti.
E secco è il mirto, e son le foglie sparte
Del lauro, speme al giovenil mio canto. Perché dal dì ch'empia licenza e Marte
Vestivan me del lor sanguineo manto,
Cieca è la mente e guasto il core, ed arte.
L'umana strage, arte è in me fatta, e vanto. Che se pur sorge di morir consiglio,
A mia fiera ragion chiudon le porte
Furor di gloria, e carità di figlio. Tal di me schiavo, e d'altri, e della sorte
Conosco il meglio ed al peggior 'mi appiglio:
E so invocare e non darmi la morte.