E se ti senti d'impazzire stanotte

Parlami
dello stare seduti sulla terra
ad attendere le chiacchiere di pioggia
sulla pietra erosa, brunita di sale,
aggrappata alla rete del ragno.

Parlami
del ricordo delle tegole rosso‐sbiadite
inesistenti sopra questi tetti piatti
pieni di antenne e di silenzi satellitari
nate sulla via asfaltata che corre dritta.

Parlami
delle finestre incarcerate e quadrate
tutte uguali a ricordare il verde delle persiane
come nelle case del sud ormai in rovina
col bianco dell'intonaco sugli occhi.

Parlami
degli orizzonti senza prezzo
col cartellino delle nuove offerte
e dei sogni, svaniti con l'ultima nebbia,
che non ti danno la pace della felce ansiosa.

Parlami
dell'aria inebriante di una musica già ascoltata
dove il respiro riesce a trovar riposo
e il fiato si confonde nelle lacrime
di una terra che tace quando non può più urlare

E se ti senti d'impazzire

Chiamami
arriverò con un secchio di nuvole secche
che brucerò con sterpi di graminacee
e sarò muta come un tonfo di neve
che strapperò dalla punta degli occhi.

Guardami
da questa galera di cemento
e toccami il sasso che rotola nel profondo
dove si sta assottigliando l'ultima casa
e anche l'ombra si annega nel mare.