Fratelli d’Italia

Fratelli d'Italia l'Italia s'è desta,
parlo di quella, non certo di questa.
Adesso dell’inno che cosa è cambiato,
cosa ne pensa di questo lo stato?
Quell'elmo di Scipio tanto parlato
in casco integrale è stato mutato.
Come vittoria abbiam la Brambilla
per un turismo che poco sfavilla.
Roma fa leggi e le manda repente
alla gente d’Italia che schiava si sente.
“Stringiamoci a coorte” è stato abolito
perché il senatur si sentiva tradito;
“perché siam divisi” nessuno lo sa,
era d’uso così e così si userà.
“Pronti alla morte” neanche per sogno
il parlamento non ne vede il bisogno.
“Uniamoci, amiamoci, l'unione e l'amore”
di questo se n’occupa un famoso signore.
“I bimbi d'Italia si chiaman Balilla”
infatti c’è sempre chi parla e chi strilla;
chi rompe i Maroni, chi se La Russa.
Sacconi spartisce, Tremonti ci bussa,
nessuno più pensa a “Le spade vendute”
abbiam deputati di larghe vedute:
c’è chi telefona, chi illustra la legge,
chi gioca all’iPod, chi parla e chi legge
è Fitto di generi il Transatlantico,
perfino i nomi han del romantico:
ci sono Gatti ed Orsi, Lupi e Leoni
Barbari e Angeli, Zucche e Meloni,
Cardinale e Papa Angelici e Fini
e proprio per questo non fanno Casini.
Fratelli d'Italia, l'Italia s'è desta,
corriamo al palazzo lì si fa festa.
(Luglio 2011)