Altrove si liberano le vele
e le terre perseverano
ad apparire
spalancando lontananze
nell'eco di conchiglie.
Nel mio dire marino
si è disciolto il dolore
dischiuso dagli orizzonti
che disegnano le ombre,
ho allevato i silenzi come fratelli
mantenendo la notte negli occhi
per riconoscere disabitati i luoghi.
Ho per saluto un bacio
da liberare stanotte
sulle scie dense del buio
che sospinge le barche‐fantasma
che attendono nelle mie stanze.
2 aprile 2012
Altri contenuti che potrebbero piacerti
Policroma estate suonatrice
di Monica Osnato
L'estate è colma e suona
strumenti sconosciuti
di pietra e di conchiglia,
l'appartenenza al(…)