Girandola nel vento

Forse hai perduto la rotta, o forse sei approdata da un miraggio di quelle stelle del deserto, le stesse che porti nello sguardo e nei silenzi.
(Ricordi? Ti facevano paura. Sciami di stelle cadenti e di luci mai conosciute prima).
Fiore notturno dai petali profumati, distesa infinita di forme cangianti, e di colori amati.
Io ti ricordo andare in quei percorsi che si confondono con le dune, e con il colore di un mare tanto freddo da ridere con suoni liberi. Liberi nel vento, i suoni ed i capelli, e poi tornare a sedere ognuno con il marchio della propria solitudine...più breve, espansa, lontana dal caos di una città impazzita.
Ho amato gli occhi neri di donne lievi ed eteree come uno svolazzo di seta, e di uomini che non potevi guardare (le occhiate devono essere laterali e brevi, mai dirette, ricordalo; e non uscire dalla cucina se viene quel mio amico: é palestinese ma molto praticante...).Ho amato gli occhi di quegli uomini, che potevo appena guardare.
Che strani suoni. Che tempo fermo quel canto del muezzin alle cinque del mattino.Il canto dei muezzin si alzava nell'aria calda con la  monotonia di un mantra lontano, ed io non avevo più tempo, né consistenza, né ancora,vengo creduta quando racconto ciò che vedevo.
"Perdilo quel tempo, dimenticalo, presto dimenticherai di essere stata una donna". Stai zitto. Zitto.Da qualunque parte io vada, sempre me stessa mi porterò dietro. "Si, ma il vento qui ha carica negativa, rilascia l'elettrone dell'ultima orbita, e tu che sei occidentale non sei abituata, questo vento ti porterà allucinazioni, stanchezza, nervosismo. Angoscia.Non uscire col Khamsin se non hai un foulard su naso e occhi.Metti asciugamano bagnati intorno alle finestre e brucia zollette di zucchero."
Ma vaffanculo.
Io non esco con naso e bocca nascosti.
Si esco,esco nascosta, ma devo uscire.
Travestita.
Domata.
Senza forma.
Maniche lunghe, capelli tirati. Cammino senza ondeggiare minimamente, sguardo vago, basso. Il mio primo attacco di panico mi coglie alla sprovvista.
Muoio.
Aiuto.
Se a Il Cairo non giro con il Toyota, mi sento insicura.
Se continuo a vivere qui, diventerò gialla come questo khamsin di merda.Mi sgretolerò.Granelli di sabbia. Amore mio, girandola nel vento caldo, nei tuoi capelli crespi, quando tornavi da scuola trovavo di tutto, comprese mosche che ancora vive giravano in tondo.
Quando siamo venute in Italia, eri terrorizzata dalla pioggia....Non la conoscevi.
Mi dicevi: "guarda che bel verde in questo deserto!" quando ti portavo al parco. Odio prendere il taxi. Puzzolente. Detesto che le Belfagor salgano sul taxi dove sono io, perchè non possono parlare con un uomo, e devo parlare io per loro. E farle accompagnare per prime.Tuttavia, le lascio salire.
Immagino quello che indossano sotto quel nero, le mutandine di pizzo che coprono la loro ferita...
Sono infibulate. Zac! Volti di bambine terrorizzate, costrette da mani che stuprano la loro vita.Suppurazione. Emorragia. Urla. Buio. Ancora nero. Tutta la vita, nero.
Jasmine non ricorda più l'italiano.I suoi occhi sono spenti. Ha quattordici anni. Non posso abbracciarla.
Ve lo racconterò, forse. ‐ Ricordi d'Egitto ‐