I Giochi

 Impariamo la realtà nominando. 
di Francesca Lo Bue  

Giocare è  sentire, replicare, moltiplicare la realtà rivivendola, descrivendola e nominandola con più emozione e fantasia.Nel gioco siamo noi stessi, siamo il centro, stiamo nel centro: come nella “Rayuela” (il Gioco della campana) attraverso i salti  raggiungiamo il cielo che ci chiama con il tocco delle campane.Nel giardino, nei parchi,  coi movimenti del corpo e delle mani impariamo e trasmettiamo  i nomi‐parole (i Semi), le prime e vere  parole della nostra Lingua.La lingua così si fissa nel cuore: libro interiore dove si custodisce e sviluppa il nostro esistere, per poi ritornare a quel suolo che è la nostra terra arricchita di nuove immagini  e fantasticherie che il gioco sviluppa. La lingua del gioco è poetica, ricca.Ed infatti si gioca a fare la mamma e il papà, si imitano i mestieri, le attività dei grandi mentre i grandi parlano: si dicono le cose nominando la realtà, ricreandola e i bambini esprimono i nomi imparati.Ricordare i giochi è pronunciare le parole della nostra lingua con allegria e affetto, è mantenere il  suo vigore e la sua freschezza, salvaguardarla dalle contaminazioni, dalla progressiva  povertà lessicale, dal appiattimento cognitivo.Nel gioco le parole sono innocenti, limpide, sono quel che esprimono, sono se stesse, e la lingua si salva dalla dimenticanza del suo coacervo tradizionale..In questa poesia in versione bilingue si descrivono, attraverso il ricordo, alcuni giochi che si facevano nel cortile di casa con il padre e i fratelli.

 
I Giochi

Meraviglia quieta
nello sguardo di acqua e sale,
di freddo verde e nenia di luna.
E più in qua, e più in là!
Rimase  un palpito di tepore tenace,
come di cuccioli addormentati.
E  i girotondi e le statue
e gira e rigira e adesso sei a Milano!
E  giravolte e viaggi e aeroplani e capriole e volteggi e
seme calpestato.
E il seme fruttifica nel trascorrere, luce che ride,
nel gioco, nel girotondo, nei cerchi, nei viaggi di ritorno
e  giri e rigiri, e carezze, e risate che vennero al tuo
viso e gioiose si accucciarono nelle tue dita forti
e viaggiarono e sbocciarono nelle mie mani
dove s’impressero i nomi, l’allegria, il gioco.
E furono voci e parole che si scrissero
come semi dell’anima
e rimasero lì, blande, bianche.
E furono  pane di ricordi, calamita d’illusioni, forza.

Tornano a essere parole d’emozione,
voci vivide di colori, di suoni tintinnanti.
Limpide fluiscono in ruscelli argentini, in
stelle e fiocchi e grembiuli bianchi e
Quaderni nel suolo prodigo.

 
Los  juegos

Asombro  quieto
en la mirada de agua y sal,
de frìo verde y luna arrulladora
¡Y màs acà y màs allà!
Se quedò un  pàlpito de tibieza tenaz
como de cachorros acurrucados,
¡ Y la ronda y la estatua!
Y gira y gira, y ahora estàs en Milàn!
Y rondas y viajes y avioncitos y vueltas y vaivenes y
semilla pisada.
La  semilla fructifica en el transcurrir, gota de luz che rìe,
en el juego y la ronda, el cìrculo y en las vueltas de los viajes.
Y otra vuelta y giros y carambolas y vuelos y manos grandes y recias
y risas y caricias que alborozada se cobijaron en tus dedos y viajaron
y volaron y brotaron en mis manos
donde se imprimieron los nombres, la alegrìa, los juegos.
Fueron voces y palabras que se asentaron en semillas de alma
y se quedaron allì, blandas, blancas
y fueron pan de recuerdos,
imàn de ilusiones, fuerza.
Vuelven a ser de nuevo palabras de emociones,
voces vìvidas de colores y sonidos,
repiqueteantes fluyen en rocìos de oro, en
estrellas y moños, delantales blancos y
Cuadernos en el suelo pròdigo.

XIII Convegno "Tra Arno e Tevere"
" Gioco e Giocattolo"
Museo delle tradizioni popolari di Canepina( Viterbo)
5‐6‐7‐ dicembre 2014 .
Francesca Lo Bue ‐"Impariamo la realtà nominando"