Il domino

Ondeggia su un fazzoletto
Il tempo che è in ansia,
Solstizio d’inverno,
ho il bicchiere
a terra e il colletto
profumato, io e tu,
su di noi le foglie
giocando a domino,
tristezza delle sale,
passa la gente,
gente che non si guarda,
dopo me ci sono io
e tutto mi circonda,
sei ipnotica come l’aria,
i fiumi, le rose e i tramonti
che ispirano promesse,
morirei prima di toccare
il troppo nero collant
delle tue cosce fatali
di umori e caverne,
ti vedo dai molti occhi
della mia malattia amata,
giuro sul tuo collo allungato di
piaceri, sento odore di
morsi, mordi gustosa
carne delle mie labbra,
sguardo che si allarga.
Che città fortunata
da una finestra, maledici
la pioggia, certo di essere
tornato a casa mi
sveglio sconvolto in mezzo
la strada.
Il sole brilla nero nei miei occhi
ed io osservo elettrico
una bicicletta
di ruggine e tristezze,
luna sposa di un cielo
porto i miei pollici ai
tuoi piedi, aria d’oro,
tremano le contrade
nella cornea di un toro.