Il mio ragno ed Ulisse

Vorrei cominciare da quella notte nella quale il ragno che viveva con me, decise che era inutile aspettare Ulisse perché non sarebbe mai più tornato. Se ne andò e lascio la sua tela incompiuta .

Rimasi ancora un giorno e una notte a vegliare col naso all’insù. Quel dolce talamo di seta pronto per la morte.

Una morbida melica mi accompagnava sui fili di seta dove raccolsi notizie di te, dove pensai che forse eri andata via con il suo Odisseo e avevi scelto chissà quale scoglio per naufragare, e che forse saresti tornata portata dalla prima marea del Mare della Tranquillità, con un abito bianco e una rosa appassita sul seno, magari annegata dall’ultimo rimorso rimasto nella credenza.